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Il cielo, prima di ogni altra cosa.  E' il cielo della Provenza a catturare lo sguardo.

Fatto di  luce trasparente, dorata, mutevole e sorprendente,
che accarezza, esaltandolo,
il paesaggio di fertili pendii coperti di viti e ulivi,
di scoscese rocce rossastre, di altipiani che in estate
si colorano dell’intenso blu delle piantagioni di lavanda.

I colori della Provenza hanno fatto innamorare di sé grandi artisti come Cézanne, Renoir, Matisse, Van Gogh, Gauguin, Picasso, le cui opere sono esposte in musei e fondazioni che costellano come pietre preziose l’intero territorio. Ma basta camminare per le antiche strade acciottolate della chiara Saint Paul de Vence, fiancheggiate da ateliers di pittori contemporanei per accertarsi che l’amore degli artisti per questa terra è ancora ben vivo e presente. Il cielo, prima di ogni altra cosa. E' il cielo della Provenza a catturare lo sguardo. Fatto di luce trasparente, dorata, mutevole e sorprendente, che accarezza, esaltandolo, il paesaggio di fertili pendii coperti di viti e ulivi, di scoscese rocce rossastre, di altipiani che in estate si colorano dell’intenso blu delle piantagioni di lavanda.

Quella stessa carezza accende il colore dei muri pastello delle vecchie dimore, si insinua tra le crepe delle pietre dei cabanon, ridona vigore al ceruleo delle imposte di legno appannate dal tempo. E’ la luce del cielo che esalta il blu della baia degli Angeli, donandole quel particolare riflesso turchese, che fissa in un contrasto forte ma armonioso l’immagine del Cap Esterel : rocce rosse dai contorni antropomorfizzati dal vento , incappucciate del verde intenso e profumato della macchia mediterranea, che sprofondano in un mare blu cupo. Esplosioni di colori e di profumi sono ovunque. Nei mercati settimanali, ogni paese o città ha i suoi, e sono tutti belli. Uno particolarmente affascinante, il mercato dei fiori di Cours Saleya nella vecchia Nizza, che di ora in ora si trasforma. Alle nove del mattino ti inonda e ti avvolge dei colori e dei profumi di fiori recisi e di piante aromatiche. E mentre si passeggia tra le bancarelle, con gli occhi rapiti e felici, si incontra sul lato a monte il bellissimo palazzo seicentesco dei Savoia, che fu trasformato in ospedale durante la Rivoluzione francese, con la sua piazza che ora ospita un delizioso mercato artigianale di stoffe provenzali, di saponi, distillati e profumi, e di gioielli della tradizione locale. Ed ecco i famosi tessuti provenzali, con i loro colori sfavillanti, di nuovo i gialli e i blu e gli ocra e i rosa accesi a riprodurre la magia della natura così ricca e generosa in questa terra. A chiudere la prospettiva del Cours Saleya verso lo Chateau c'è la bella casa con la facciata color ocra in cui Matisse espose le sue opere a partire dal 1921.

Quando la luce del sole diventa più morbida e inclinata, e si fanno più fitte le ombre sotto gli alberi che costeggiano la piazza ecco una nuova sceneggiatura per le bancarelle degli artigiani del cuoio, del ferro battuto, del pizzo prezioso e per i venditori di piccole antichità. Ma per gli appassionati il lunedì mattina la piazza sarà tutta dedicata all'antiquariato e alla ricerca di qualche libro antico, o di un oggetto sfuggito alla soffitta di una vecchia maison e arrivato qui per la gioia degli intenditori. E' il momento delle occasioni. Ma c'è un luogo della città in cui il colore diventa protagonista assoluto dell'architettura delle case, ed è la grande Place Massena, stupenda quinta teatrale color rosso genovese, con la pavimentazione a scacchi bianchi e neri, che a febbraio ospita il Carnevale dei fiori più scatenato e colorato del mondo. La Provenza è talmente ricca di luoghi naturali e storici interessanti e conosciuti che solo facendosi condurre dagli occhi del cuore si può forse comunicare un frammento inedito di emozione. In francese guardare è regarder, ciò che vediamo ci riguarda. Quegli occhi dirigono i nostri i passi a inerpicarsi per le strette viuzze di Eze, appollaiata come un'aquila nel suo nido che tocca il cielo. L'acciottolato antico disegna eleganti figure geometriche, tappeti di margherite, delfini. Lo sguardo si posa sulle vetrine dei piccoli negozi d'arte, si sofferma sulla bellezza delle facciate medievali di pietra chiara lavorata dagli scalpellini, le mani cercano il refrigerio dell'acqua che sgorga dal cannello di un'antica fontana a forma di conchiglia, dietro un piccolo cancello di ferro si intravvede un agrumeto i cui fiori di zagara inondano l'aria di un dolce profumo. Bellezza e pace ad ogni passo, e un senso di profonda armonia caratterizzano questo gioiello della Grande Corniche. Una volta conquistata la cima, dove un ricco giardino di imponenti piante grasse circonda le mura di un castello che ora non c'è più, e si ha la pazienza di attendere oltre il tramonto, giunge il regalo di uno spettacolo superbo, dove tutto è infinito, tra cielo, mare a perdita d'occhio e un'aria finissima che ti penetra dentro e ti rinnova. E nel momento in cui la luce va a morire, si accende il colore della notte stellata. E senti dentro di te il significato di quel piccolo, immenso quadro di Van Gogh, non a caso dipinto in Provenza. 

La Provenza ti educa alla bellezza attraverso la perfetta simbiosi di paesaggio naturale e architettura, nel rispetto dell'antico e senza forzature nel restauro. Quasi sempre la scelta è di conservare, non di ristrutturare. Il torsolo rimane tale, ma proprio per questo acquista un che di simbolico e struggente, che ci invita a serie riflessioni sul senso del tempo e delle vicende umane. In Provenza accade che entri in un locale di poche pretese per fare uno spuntino e ti siedi ad un piccolo tavolo di ferro battuto, con la sua tovaglia dai motivi floreali, spighe di grano, papaveri, mazzetti di lavanda, e dentro una ciotola le olive nere o quelle piccole, verdi saporitissime, poi una baguette appena sfornata, un pezzetto di burro, una terrina di fois gras, una fetta di tarte au pomme. Alle pareti ci sono vecchie foto color seppia del posto, e ti accorgi che quello che sta succedendo là fuori, al centro della piazza, è una partita a bocce tra vecchi signori, che commentano in modo pacato i loro lanci, proprio come in una di quelle foto scattate cento anni prima. Sei a Saint Remy, o a Saint Paul de Vence, o in tanti altri luoghi di questa terra benedetta, dove le tradizioni e il senso del vivere insieme hanno ancora un loro significato.

Quando nel 1948 Picasso, spinto dalla sua irrefrenabile curiosità, approda a Vallauris, siamo di nuovo nel sud della Francia, desidera sperimentarsi nell'arte della ceramica, e va “a scuola” dell'atelier Madoura dei coniugi Ramiè, che aveva conosciuto due anni prima, in occasione dell'esposizione annuale delle opere dei maestri ceramisti. Vi resterà a lungo, realizzando quattromila opere, tra cui la famosa La Guerre e la Paix, dipinta sulle pareti di una galleria del castello di Vallauris. E, come disse ad Andrè Malraux , dipinse tanti piatti in cui ci si poteva mangiare dentro, guidato dall'idea che l'arte debba appartenere anche al quotidiano, e non essere confinata esclusivamente nei musei e nelle case dei ricchi. Fedele a questo principio decretò la riproducibilità delle sue ceramiche, e ne attribuì i diritti di esecuzione al laboratorio Madoura. Il Museo Picasso di Vallauris testimonia del fatto che Picasso non considerava la Ceramica un'arte minore. Nelle opere esposte percepisci il piacere di modellare la terra nella sua malleabilità, l'entusiasmo di far esplodere letteralmente i colori grazie alla brillantezza delle vernici e alla cottura in forno. Una magia artistica che si fissa in piatti, brocche, vasi dalle forme e dai disegni geniali, ma di potenziale uso domestico. Picasso trovò in Costa Azzurra e nell'entroterra provenzale i colori, i materiali, le atmosfere e le suggestioni che l'armonia della natura e la naturale disposizione al bello degli abitanti gli offrivano. In virtù di ciò oltre vent'anni della sua vita li visse lavorando ed amando in questa terra.

Magia della Provenza che si rinnova e stupisce quando i sensi della vista e dell'olfatto si esaltano vicendevolmente. E' il momento di Grasse, città medievale posta su una collina circondata di campi coltivati a violette, rose, lavanda e gelsomino, il famoso gelsomino di Grasse, ingrediente cardine, tra le ottanta essenze che compongono il profumo più famoso della storia della profumeria, quel Chanel n.5 che Cocò Chanel commissionò al profumiere Ernest Beaux, raccomandandogli un profumo lontano dalle fragranze stucchevoli di stampo ottocentesco. Un profumo elaborato, per una donna nuova, moderna, dinamica. Dopo anni di frequentazioni entusiaste nei laboratori di profumeria dai nomi prestigiosi e conosciuti in tutto il mondo, Gallimard, Fragonard, con il suo bellissimo museo, e Molinard, un giorno si decide che la visita sarà unicamente dedicata al passeggiare, con le narici inondate dai profumi che un sistema di diffusione esteso a tutto il centro storico emana ogni cinque minuti con regolarità e lo sguardo catturato dalla bellezza delle case medievali di pietra chiara, dai balconi fioriti, dalle merci esposte nei tanti negozietti, anche qui tessuti colorati e preziosi, ceramiche, vetri d'arte, che contengono essenze e distillati dalle trasparenze ambrate, azzurrine o violette. Anche gli oggetti d'uso comune sembrano catturare un riflesso del gusto artistico che domina la regione. La Provenza è tutto questo e tanto altro ancora. Per chi scrive rappresenta un luogo dell'anima a cui sempre si ritorna.

Daniela Faccenda