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La mostra offre un percorso espositivo coniugato alle opere degli artisti, piuttosto che un tema conduttore unico

Venezia, magica città d’arte, quest’anno presenta VIVA ARTE VIVA, 57° edizione della Biennale, famosa manifestazione nella quale artisti e creativi, provenienti da varie parti del mondo, presentano le loro nuove creazioni e installazione d’arte contemporanea.

Inaugurata il 13 maggio 2017, vede come curatrice la francese Christine Macel.

La mostra, come tutti gli anni, si sviluppa maggiormente tra le mura dell’imponente Arsenale, all’interno degli storici padiglioni collocati nei Giardini di Venezia e lungo le passerelle che costeggiano i romantici canali. Ispirata all’umanesimo, movimento culturale che celebra l’uomo e le sue capacità, mette in mostra 120 tra artisti e collettivi, provenienti da 51 Paesi diversi.

“La mostra offre un percorso espositivo coniugato alle opere degli artisti, piuttosto che un tema conduttore unico”, che si sviluppa intorno a nove capitoli nel Padiglione degli artisti e dei libri, in quello delle gioie e delle paure; oltre ad altri sette spazi espositivi siti tra il Giardino delle vergini e l’Arsenale di Venezia.

Passeggiando tra i padiglioni cattura l’attenzione del visitatore il “Green Light – An Artistic Workshop” di Olafur Eliasson, opera nata dallo studio approfondito della geometria che sfocia nell’ideazione del modulo Green light, dalla forma unica basata sul cubo e sul triangolo isoscele; queste unità sono impilabili e dotate di piccole luci al LED di colore verde. I materiali utilizzati per la sua realizzazione, sono per lo più riciclati. Camminando lungo lo spazio espositivo e osservando le strutture e le lampade che lo compongono, si percepisce il grande lavoro progettuale, manuale e sociale, che vi è stato per la realizzazione di questa opera d’arte, il cui scopo è quello di aggregare mediante dei workshop, persone richiedenti asilo e rifugiati politici che collaborano con studenti volontari a questa iniziativa. La luce verde del Green light rappresenta, come simbolo universale, la speranza di queste persone.

“The Mending Project” tradotto “Progetto del

rammendo”  è invece l’installazione di Lee Mingwei collocata all’interno dell’Arsenale nel padiglione dello spazio comune.  Coloratissime bobine appese alla parete che con i loro fili si collegano ai vestiti appoggiati su un tavolo facente parte dell’opera. La particolarità di questa installazione è l’artista stesso che ne viene a far parte, seduto al tavolo, che rattoppa abiti portati dai visitatori. Questo filo di collegamento nel lavoro di rattoppo, nella realtà viene reciso, nell’opera invece no, come simbolo di scambio creato con il visitatore. Un concetto emotivo importante che si cela dietro l’atto di rammendare e aggiustare qualcosa che non funziona più e che andrebbe buttato via, è quello di non fermarci alla superficie delle cose.

Un’altra opera della Biennale è il “Theatrum Orbis” curato da Semyon Mikhailovsky, collocato all’interno del Padiglione Nazionale della Russia. Entrando, l’impatto è molto forte, un’ambiente buio e illuminato da aerei bombardieri che sparano e si muovono per tutta la stanza, attraverso l’uso di un proiettore, accoglie il fruitore trasmettendo paura e trasportandolo in una dimensione di immediato pericolo: la guerra.

Proseguendo ci si trova poi davanti a una rappresentazione tridimensionale di un esercito di uomini allineati con al centro una sorta di Idra di maggiore dimensione. “Cambio di scena” è il titolo di questa esposizione di Grisha Bruskin, e citando le sue parole per apprendere a pieno il suo messaggio “In Cambio di scena non c’è movimento temporale. Non c’è Ieri, oggi né domani. Il tempo è stato compresso. L’arcaico emerge nel contemporaneo. Nella storia, il nuovo ha sempre preservato la memoria del vecchio. L’opera è la metafora di un nuovo ordine mondiale, in cui aggressione, terrore, vita irrazionale delle masse, strategie senza precedenti di controllo e di sorveglianza permeano la vita dell’uomo contemporaneo – Grisha Bruskin.”

Le tematiche che gli artisti hanno trattato: l’immigrazione, la superficialità e il controllo delle masse, sembrano lontane dalla nostra quotidianità, ma con uno sguardo più attento, rivelano la società odierna nei suoi aspetti più effimeri.

La Redazione