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Photo Copyright Corte Isolani: © Beatrice Marchi
Photo Copyright Bologna: © Gemma Benassi

Quindi si viene a Bologna non più o non solo per gli affari, per l’università o per il cibo, ma per godersi l’atmosfera di grande ospitalità che pervade la città. Riconquistando passo dopo passo la mia città, con il piglio della turista, ho scoperto che esiste un’attività, che non accenna a fermarsi, nonostante la stagione, ed è il trekking notturno fino alla Basilica di San Luca, appartata e onnipresente regina della devozionalità bolognese.

Bologna ha una sua veste turistica, cresciuta a poco a poco, ma ormai consolidata e in piena ascesa, con una molteplicità di offerte che sanno attrarre e coinvolgere turisti di tutto il mondo. Dai percorsi artistici e museali a quelli gastronomici, dalle passeggiate sotterranee a quelle in “alta quota” come il Torri tour; dai percorsi creativi dedicati ai bambini, con i trenini a scarrozzarli dal centro cittadino fino al colle della Guardia e alla Basilica di San Luca, alle molteplici proposte di Bologna Welcome e del Red Bus. Bellissima, nel periodo natalizio, e subito sold out, la visita ai presepi cittadini, allestiti all’interno di chiese e palazzi storici insigni. E, per i natali futuri, l’invito è a visitare i mercatini, per non dover arrivare fino in Alto Adige (non me ne vogliano gli abitanti di questa splendida regione): dal mercatino francese di Piazza Minghetti, dove si possono acquistare prodotti artigianali e degustare ottimo street food in un’atmosfera di convivialità allegra, tra profumi di spezie ed essenze che mi riportano alla mia amata Provenza, al mercato dell’antiquariato di piazza Santo Stefano, fin dentro la corte Isolani, con un altro interessante presepe creato dagli allievi del liceo artistico. E ancora: passeggiando nel complesso delle chiese di Santo Stefano possiamo visitare una splendida natività lignea medioevale e, all’interno della chiesa dei Santi Vitale e Agricola, facente parte dello stesso complesso, troviamo il bel presepe della scultrice Lina Osti.

Quanti turisti pazientemente in coda per visitare anche la chiesa del Santo Sepolcro, gemella di quella di Gerusalemme! Dopo di che una sosta nel chiostro, luogo per me dedicato al raccoglimento, ma che in questi giorni di festa mi piace vedere abitato e animato da tante famiglie con bambini. Interessante e ricca anche la Mostra Missionaria tradizionale della Basilica di San Francesco, che ci offre una visione ampia dell’artigianato dell’Africa e dell’America latina, e il meraviglioso Presepe meccanico, che di anno in anno cambia veste e particolari, grazie alle capacità creative ed artistiche dei monaci. Poi ancora il mercato sotto il portico di Santa Lucia, e l’altro a fianco della chiesa metropolitana di San Pietro. Solo per citare i più noti e raggiungibili da chiunque sbarchi in città. Ma ne ho trovati di altrettanto attraenti anche nei quartieri periferici, e nei paesi vicini. Debbo citare il mercatino di Natale della Rocca di Dozza Imolese, perchè oltre ad essere collocato in un vero castello, e circondato da un paese i cui muri ospitano da decenni un concorso di pittura, “Il Muro Dipinto”, che richiama importanti pittori a livello internazionale, è una vera miniera di scoperte interessanti. Qui troviamo un artigianato particolarmente curato, frutto di ricerca di materiali e forme, e anche il più semplice decoro natalizio ha il sapore del pezzo unico.

Quindi si viene a Bologna non più o non solo per gli affari, per l’università o per il cibo, ma per godersi l’atmosfera di grande ospitalità che pervade la città e sa coniugare le proprie tradizioni, la propria storia millenaria e unica, con un presente fatto di continuo contatto e scambio con altri popoli, altre lingue, altre culture. Questa è l’arte dell’incontro, che nasce dalla curiosità per l’altro nel rispetto reciproco. Un segnale interessante di questo fenomeno è dato dal numero sempre maggiore di abitanti che aprono le loro case per ospitare i turisti. E in alcuni casi offrono anche la possibilità di imparare a cucinare tortellini e tagliatelle, assecondando le richieste che non mancano in questo ambito. Viaggiare e trovarsi bene come a casa propria sono due esigenze che credo possano essere soddisfatte in larga misura in questa bella città, che conserva nella sua struttura medioevale i caratteri dell’intima tranquillità del vivere quotidiano, della vicinanza laboriosa e del sorriso complice di chi sa che è molto meglio operare per la concordia sociale e per il benessere collettivo, poiché la Storia ha già insegnato quanto i conflitti e le guerre ideologiche possano distruggere, e quanto sia difficile ricostruire la pace perduta.

Forse è anche per questo che il turismo internazionale sta optando per mete meno eclatanti rispetto alle grandi metropoli europee, ma più sicure e vivibili. C’è bisogno di riappropriarsi di spazi collettivi in cui convivere e condividere esperienze. A Bologna non si è mai perso del tutto il gusto di stare “in piazza”, e confrontarsi, anche in modo acceso.

In alcuni periodi è rimasta sottotraccia questa contagiosa voglia di abitare lo spazio pubblico, che, in un passato in cui il privato era politico e viceversa, costituiva la normalità quotidiana; ora, che quasi tutti gli spazi di comunicazione sono occupati dalla rete, si ridefiniscono alcuni luoghi di incontro, persino i mercati coperti del centro e le librerie sono stati trasformati in piacevoli soste di conversazione e di scambio, dove si mangia, si parla, si legge o semplicemente ci si guarda attorno con un calice di vino in mano. Chi scrive lavora in una grande scuola tecnica della periferia, che è entrata ormai nel terzo secolo della sua esistenza e che al proprio interno conta una quantità notevole di gruppi etnici. Ma nel vivere e lavorare quotidiano, fianco a fianco, queste differenze non si percepiscono, emergono unicamente la volontà, la capacità, l’intelligenza e l’impegno. Quando nel 1700 l’illuminato mecenate Conte Aldini finanziò la prima scuola tecnica per il ceto dei lavoratori doveva avere in mente una società basata sul merito e l’uguaglianza, che bandisse privilegi e rendite. In fondo il suo spirito continua a vivere tra queste mura, che rappresentano un incubatore del nuovo che avanza, al quale non possiamo né vogliamo sottrarci. Modernità e tradizione, e una forte identità chiaramente percepibile, ma senza arroccarsi in posizioni difensive. Visione pragmatica e laicità della vita sono due caratteristiche che rendono una città come Bologna ancora vivibile o, come si suol dire, “a misura d’uomo”; con una propensione verso l’innovazione tecnologica e il futuro che si concretizza nelle numerose start up di giovani imprenditori e nella fondazione di riconosciuti poli d’eccellenza, come l’Istituto Polo Michelangelo lo è per il design.

La città che si vede è questa, poi ci sono tanti livelli che possono essere esplorati se si ha l’interesse per farlo, e spaziano dall’arte alla filosofia, dall’astronomia alla botanica, alle scienze, fino all’occultismo. Bologna è sede della più antica università del mondo e basterebbe seguire una guida esperta attraverso i musei universitari e la biblioteca Marsiliana, e salire fino alla torre della Specola, sede del primo osservatorio astronomico della città, per essere presi da un capogiro dato dalla vista aerea superba ma anche dalla sensazione di poggiare i piedi su radici culturali molto grandi, create da generazioni di uomini speciali.

Si convive con questo senso di sé senza bisogno di ricordarselo tutti i giorni; ma a volte può riemergere prepotente al contatto diretto con la bellezza dell’opera che ci hanno consegnato.

E non posso tacere di un altro elemento accattivante della città, di cui possiamo fruire persino in  questo inverno insolitamente caldo e soleggiato. Ed è un rapporto armonioso tra forme, colori e natura del paesaggio, quale si può assaporare salendo per l’appunto sulle torri, la Specola, come già detto, la Prendiparte o l’Asinelli, o inerpicandosi fino al poggio di San Michele in Bosco o al Colle dell’Osservanza, da cui si gode la vista migliore della “fosca turrita Bologna” di carducciana memoria. Da noi il Medioevo non è stata solo un’epoca storica, ma un concetto, una visione, un’emozione che ha prodotto la rivisitazione di tutti i monumenti medioevali in pieno Ottocento, fissandoli in un momento eterno che rappresenta l’immagine definitiva del centro cittadino. E la sua cifra stilistica.

Riconquistando passo dopo passo la mia città, con il piglio della turista, ho scoperto che esiste un’attività, che non accenna a fermarsi, nonostante la stagione, ed è il trekking notturno fino alla Basilica di San Luca, appartata e onnipresente regina della devozionalità bolognese. In tanti, e tra i tanti anche molti turisti, apprezzano questa faticosa salita, che è diventata un rituale collettivo, una piccola “via per Santiago” locale. Spiritualità in movimento, o solo sano esercizio fisico, quale che sia la motivazione di chi sale, anche più volte nell’arco della settimana, quei chilometri di portici che sono candidati a diventare patrimonio dell’umanità e rendono unica la città, vengono vissuti, scaldati e animati e la madonna nera non è più così sola e lontana dal suo popolo, in cima al colle della Guardia. San Luca è la sentinella, la protezione, il segno che sei arrivato a casa, se sei nato qui.

E’ viva e pulsa, è creativa questa città. Con le sue contraddizioni, le sue mancanze, le sue albe e i suoi tramonti, reali e metaforici, sa ancora dare un senso e un contributo forte al paese intero, grazie alle individualità che si esprimono al suo interno, e ad un tessuto connettivo fatto di memoria storica e di una precisa identità culturale che non teme di aprirsi al cambiamento.

Daniela Faccenda

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