VOCALI
A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali,
Io dirò un giorno i vostri ascosi nascimenti:
A, nero vello al corpo delle mosche lucenti
Che ronzano al di sopra dei crudeli fetori,
Golfi d’ombra; E, candori di vapori e di tende,
Lance di ghiaccio, brividi di umbelle, bianchi re;
I, porpore, rigurgito di sangue, labbra belle
Che ridono di collera, di ebbrezza penitente;
U, cicli, vibrazioni sacre dei mari viridi,
quiete di bestie al pascolo,quiete dell’ampie rughe
che alle fronti studiose imprime l’alchimia.
O, la suprema tuba piena di stridori strani,
silenzi attraversati dagli Angeli e dai mondi:
O, l’Omega ed il raggio violetto dei suoi occhi!
A. Rimbaud
La poesia appena citata, manifesto tardo ottocentesco di un nuovo modo di concepire l’espressione poetica, e l’arte in genere, come un unicum senza barriere, in cui la sinestesia, accostamento di termini appartenenti a piani sensoriali diversi, offre uno strumento di comprensione intuitiva e profonda della realtà, oltre la mera descrizione oggettiva, tanto cara al Positivismo e al Naturalismo imperanti, ci conduce nel mondo magico dei Colori attraverso le vocali, a cui vengono associati per una liberissima intuizione del poeta, le quali sono a loro volta collegate a immagini naturali che suscitano forti emozioni. Un modo di sentire affini le culture primitive che si accostavano alla natura attraverso i sensi e a essi ne affidavano la comprensione e il corretto utilizzo.
La Natura diventa un tempio sacro e solo l’artista può decifrarne il mistero, poiché dotato di una sensibilità più accesa, ispirata e attenta, e degli strumenti espressivi atti a dare forma e comunicazione alle sue intuizioni. Le sensazioni olfattive, visive, tattili, uditive lo conducono dentro la sinfonia del Creato.
Anche nella tradizione spirituale dell’India troviamo interessanti connessioni tra i Colori e la vita dell’uomo, e più precisamente nell’attribuzione a ognuno dei chakra (termine sanscrito che significa “ruota”), centri ricettori e trasmettitori di energia del corpo umano situati lungo la colonna vertebrale, un preciso colore, che ne indica la qualità e intensità energetica. Secondo questa visione si passa dal percepire il colore nella realtà esterna ed esserne influenzati positivamente o negativamente, all’essere il colore, abitandolo nel proprio corpo, facendosi permeare dalle sue qualità energetiche ed evocative, divenendo tutt’uno con esso.
Avremo il primo chakra, Muladhara, il chakra della radice, situato alla base della colonna vertebrale, a cui viene attribuito il colore Rosso intenso, e il cui elemento di riferimento è la terra. L’istinto di sopravvivenza e la sessualità sono i sentimenti ad esso collegati. Forza, radicamento, contatto intuitivo con la realtà, energia vitale allo stato primitivo lo contraddistinguono. È l’Io Esisto.
Il secondo chakra, Svadhishthana, è il chakra sacrale, situato nella zona pelvica, quattro dita sotto l’ombelico. Il colore a cui viene associato è l’Arancione, e i sentimenti a cui sovrintende sono il desiderio, la sensualità e il piacere. L’elemento è l’acqua. In questo centro energetico, secondo la filosofia indiana, si ha un’elaborazione delle energie primordiali nella direzione della percezione e delle sensazioni. Il piacere e il dolore sono direttamente collegati alla dimensione dei sensi. E tuttavia è imprescindibile per l’essere umano mantenere vivo il contatto con questo centro di energia, che assicura il perpetuarsi della specie. Calore, intense emozioni, apertura e contatto sono da esso sollecitate. È l’Io Desidero.
Il terzo chakra, Manipura, è situato tra il plesso solare e l’ombelico. A esso è associato il colore Giallo, il suo elemento è il fuoco, i sentimenti associati riguardano la consapevolezza della propria forza, il desiderio di potere personale e l’autorealizzazione. Un’immagine che ben richiama questo chakra è quella di un campo di grano maturo, le cui spighe dorate ondeggiano come un mare d’oro, o la luce del sole che viene a dissipare le ombre della notte e illumina vivamente ogni cosa. Qui è in gioco l’espansione del proprio essere, secondo le inclinazioni naturali, a partire dal proprio centro gravitazionale, quindi con equilibrio e armonia dei diversi aspetti della personalità. È l’Io Posso.
Al quarto chakra, Anahata, detto anche il chakra del cuore, è associato il colore Verde. Siamo nell’area del cuore e al centro dei sentimenti. Il suo elemento è l’Aria. Amore, condivisione, apertura verso gli altri, consapevolezza sono i sentimenti che alimentano e sono alimentati a loro volta dal cuore. Questo è un centro di grande energia, più potente ancora dei precedenti, poiché fa dell’uomo ciò che lo contraddistingue, un essere capace di amare e di costruire un mondo dotato di senso per sé e per le generazioni a venire. Il compito di questo centro è connettere il basso e l’alto, l’elemento materiale e quello spirituale, trovando una nuova sintesi che li contenga. È il cammino della civiltà umana dai primordi ad oggi. E’ l’Io Amo.
Il Verde, declinato in tutte le sue sfumature, appartenente a questo centro, che è il custode della Speranza. Dal verde tenerissimo della foglia appena nata, allo smeraldo delle acque di una insenatura stupenda, dal verde profondo di un bosco di conifere profumate, al verde cangiante dei prati e delle colline d’Irlanda. Ogni cuore ha un proprio angolo di verde e uno o più paesaggi che lo fanno sorridere e sperare ancora.
Al quinto chakra, Vishuddha, detto il chakra della gola, è associato il colore Azzurro intenso. Il suo elemento è l’etere, la sua funzione è dare voce alla creatività umana, in ogni campo si voglia cimentare. Qui risiedono le energie creative capaci di avvicinare l’Uomo al Divino, nell’atto di plasmare la materia e dare corpo alle proprie intuizioni e ai propri pensieri. I sentimenti legati alla creatività e all’espressione artistica risiedono in questo centro di energia localizzato nella gola. Cieli azzurri che si specchiano in acque limpidi, il respiro profondo della natura, l’espansione del sé e il donarsi al mondo sono le immagini associate a Vishuddha. È l’Io Mi Esprimo.
Molto interessanti sono sia il penultimo chakra, Ajna, che è detto il chakra della fronte o del terzo Occhio, a cui è associato il colore Viola, che l’ultimo chakra, Sahasrara, il chakra della Corona, collocato sulla sommità del capo, a cui si associa il colore Bianco luminoso. Entrambi indicano i luoghi in cui le energie sottili, spirituali dell’essere umano, si proiettano nell’unione con il cosmo.
Il colore Viola è fortemente identificato in tutte le tradizioni religiose, con la meditazione e la visione interiore, che diventa capacità di intuizione del mondo esterno. È saggezza e consapevolezza. È l’Io Vedo. I cieli notturni sono il suo paesaggio d’elezione, poiché la visione di cui si parla si esercita al proprio interno. Edipo,nel momento in cui si autoinflisse la cecità, come punizione per non aver saputo vedere la Verità che era davanti ai suoi occhi, acquisì la capacità di conoscere dentro le profondità della propria anima e di prevedere ciò che sarebbe accaduto nel futuro.
Il chakra della Corona, la cui funzione è quella di portare al completamento della persona, armonizzando gli aspetti istintuali, emotivi e spirituali e accrescendo ogni facoltà umana, ha come immagine naturale di riferimento la vetta di alte montagne. Nella meditazione sul settimo chakra si immagina che un flusso di luce bianca luminosa e impalpabile vada dalla sommità del capo verso il cielo e l’Infinito, simboleggiando l’avvenuta connessione tra l’uomo e il Tutto. E dall’alto scenda un medesimo flusso di luce a illuminare la mente, in uno scambio continuo di energia. È l’Io So.
Continuando a viaggiare insieme ai Colori approderemo ad antiche tradizioni e leggende, al mondo delle favole in cui troveremo una simbologia fittissima che li associa al Bene o al Male, alla Virtù o al Peccato, alla Speranza o alla Perdita.
Un rimando, tra tanti densi di significato, è la favola Scarpette rosse di Andersen, in cui il colore delle scarpette è un elemento di seduzione e di fascinazione tanto potente da portare alla rovina la fanciulla che le desidera, e che verrà letteralmente trascinata in un gorgo di cui si libererà solo facendosi amputare i piedi, calzati dalle scarpette tanto desiderate e ormai dotate di una folle vita propria. Rosso desiderio, rosso passione, rosso sangue e perdizione.
E nella tradizione religiosa cristiana quanta forza simbolica nel diversificarsi dei colori dei paramenti sacri a seconda della liturgia! Che i colori fossero potenti e che il loro utilizzo potesse risultare pericoloso lo testimonia anche la moda, in cui fino agli anni Sessanta dominavano i colori considerati “seri”, i pastello, i grigi e i marroni, con qualche incursione nel nero per gli abiti da sera. Anche il nero, come il bianco, era infatti soggetto a una codificazione dell’uso estremamente ristretta, essendo il colore del lutto, delle divise, delle vesti talari e delle toghe! La rivoluzione del ’68, e successivamente il Movimento dei Figli dei Fiori portò nelle strade un’esplosione di colori che rivendicavano libertà espressiva e potere all’immaginazione.
Concludiamo questa prima incursione nel mondo delle correlazioni tra esistenza umana e colore con alcuni versi tratti dalla poesia “Agonia” di Cesare Pavese, in cui viene celebrata la dimensione del risveglio di un’anima e del riscatto dalla sofferenza, simboleggiati dalla vitalità dei colori.
Scritto da Daniela Faccenda
...E desidero solo colori.
I colori non piangono,
sono come un risveglio: domani i colori
torneranno. Ciascuna uscirà per le strade,
ogni corpo un colore-perfino i bambini.
Questo corpo vestito di rosso leggero
dopo tanto pallore riavrà la sua vita.
...ogni nuovo mattino
uscirò per le strade cercando i colori.