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Il labirinto di per sé è un luogo affascinante, avvolto da un’aura di mistero, che suscita una sorta di curiosità nei visitatori.”

Il labirinto è una struttura la cui conformazione rende difficile, per chi vi si addentra, trovarne l’uscita. Nel corso degli anni la sua funzione è mutata; in epoca medievale aveva lo scopo di intrappolare i nemici al suo interno; nel ‘600 e ‘700 lo ritroviamo invece in diverse forme nei maestosi giardini nobiliari. In essi aveva la funzione  di decorare parchi con gruppi di fontane e sculture, creando così un’atmosfera quasi fiabesca. Esso serviva anche per giochi di gruppo, come nascondino, che in questo periodo veniva praticato tra i giovani aristocratici per socializzare.

Recentemente in Italia, nella regione Emilia Romagna, è stato realizzato un imponente labirinto dalla forma regolare e con percorsi lunghi 3 km, l’esotico Labirinto della Masone.
Questo, sito a Fontanellato in provincia di Parma, apre per la prima volta le sue porte al pubblico nel giugno del 2015, e tutt’ora è visitabile nel periodo estivo.
Il labirinto di per sé è un luogo affascinante, avvolto da un’aura di mistero, che suscita una sorta di curiosità nei visitatori; in questo caso la costruzione paesaggistica si allontana dal concetto di pericolo e di prigionia che ritroviamo nell’icona antica del labirinto di Minosse, ma si avvicina a quella di un labirinto-giardino nel quale è possibile passeggiare e di tanto in tanto smarrirsi!

La progettazione di questo luogo enigmatico ha inizio con l’editore, designer e collezionista Franco Maria Ricci, che percepì il desiderio di creare un

labirinto molti anni prima della realizzazione di questo progetto, esattamente nel periodo in cui ebbe come ospite l’amico e collaboratore Jorge Luis Borges, scrittore argentino di fama internazionale. Da questo aneddoto personale e di quotidianità possiamo approfondire e cercare di comprendere il pathos che trasmette il labirinto. Jorge Luis Borges, famoso per i suoi racconti fantastici, identifica il labirinto come “un edificio costruito per confondere gli uomini, nel senso che la sua stessa architettura è funzionale a tale fine: la confusione e lo stupore degli uomini. La tortuosità dei suoi percorsi rinvia simbolicamente alla insufficienza di uno sguardo meramente razionale sul reale, la cui consistenza ontologica cela, sotto un’apparente regolarità, significati più complessi e profondi – L’immortale – J.L. Borges.”
Un aspetto fondamentale è la scelta del bambù come parete verticale, che identifica  questo labirinto come il più grande al mondo nel suo genere, realizzato con una ventina di specie diverse, alte tra i 30 cm e i 15 m. Il bambù è una pianta perenne, elegante e dotata di grande flessibilità, tuttavia è raro ritrovarla nella vegetazione del territorio Occidentale, specialmente in Italia. Il progetto si è evoluto quando è stato edificato all’interno del labirinto un Museo che ospita l’intera collezione di opere d’arte del collezionista, una biblioteca, un archivio, degli spazi per mostre temporanee, luoghi per accoglienza e svago.

La domanda che sorge spontanea è, perché entrare nel labirinto? Sicuramente per mettersi alla prova e capire in che misura è possibile percepire lo spazio circostante ed evitare di entrare all’interno di un loop senza più via di uscita!

Giorgia Fenati