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Antiquariato, cultura e patrimonio Made in Italy.

Organizzatore di eventi fieristici com’è oggi il mercato dell’antiquariato?

Oggi il mercato rispetto a una quindicina di anni fa è molto cambiato – Almeno per ciò che riguarda il mercato italiano, sono diversi i fattori che hanno contribuito a ridimensionare o a modificare il commercio degli oggetti antichi – Personalmente tra le diverse cause io ne individuo almeno tre: la prima è certamente la crisi economica, su cui non mi soffermerei più di tanto in quanto investe la stragrande maggioranza delle attività, la seconda è la politica adottata dal governo italiano nei confronti del settore arte e antiquariato e la terza è sicuramente un cambio radicale dei gusti e delle passioni di chi ha, o avrebbe, la possibilità di comprare oggetti d’arte e antiquariato.

Quindi oltrealla crisi, diceva di una scarsa attenzione della politica nei confronti del mercato dell’antiquariato…

Più che scarsa attenzione direi un accanimento morboso perpetrato da anni da parte di politici e istituzioni, che davanti alla parola “arte” unita alla parola “commercio”, mostrano una sorta di rigurgito ideologico che li porta inevitabilmente a pensare all’arte solo come a qualcosa di etereo, che deve vivere solo in austeri saloni museali, allestisti dalle istituzioni. Con questa mentalità hanno riempito le gallerie e i negozi degli antiquari di inutili scartoffie, che tra burocrazia, studi di settore e altre “amenità”, hanno scoraggiato chiunque volesse intraprendere (o conservare) l’attività dell’antiquario. Il risultato di questa politica è sconsolante: trent’anni fa i mercanti italiani erano i primi clienti d’ Europa, oggi è l’opposto – ad una contrazione del mercato interno si assiste ad un crescente interesse da parte degli stranieri che frequentano le nostre mostre mercato. Si rischia sempre di buttarla in politica, ma è indubbio che l’affanno di questi legislatori, per arraffare soldi e complicare la vita anche a chi apre un’ attività, sortisce il solito inevitabile effetto nefasto, penalizzare gli italiani a vantaggio dei commercianti esteri che hanno legislazioni più liberali.

Poi Lei faceva riferimento a un cambio di gusto da parte della clientela…

Si è indubbio, al di là della crisi che, avendo colpito la cosiddetta classe media, ha quasi cancellato l’acquisto di un certo tipo di antiquariato, che spesso si accompagnava alla scelta dell’arredamento di casa, si registra anche un diverso gusto e approccio all’arte da parte delle nuove generazioni. Mi è capitato più di una volta di veder case bellissime, di persone molto facoltose, spoglie come se fossero appena usciti i muratori e di cenare con le posate stile campeggio… Indubbiamente se penso alle case dei nostri genitori più o meno ricche, le aspirazioni sembrano essere opposte. Questo però non significa che non ci sia più interesse per l’antiquariato, infatti ad esempio i mercatini sono viceversa sempre più affollati, perché il gusto del piccolo acquisto per gli oggetti di una storia recente con cui è facile identificarsi, non si è perso. Probabilmente, oltre ad una maggior cultura, trenta – quarant’anni fa, si attribuiva ad un certo di tipo di oggetti come i mobili, anche il valore di status symbol, mentre oggi probabilmente no. Ricordo ad esempio, che nella seconda metà degli anni ottanta, si vendevano i trumeau più pregiati, al prezzo di un buon appartamento e c’era quindi una probabile sovrastima, naturale che questi prezzi potessero scendere. Oggi, invece, le quotazioni più alte sono legate al collezionismo, come per esempio ad un dipinto con un’attribuzione certa o ad oggetti particolari che magari hanno un riconoscimento internazionale. Tuttavia io non sono assolutamente pessimista, anzi, proprio per le ragioni sopraindicate, io consiglierei di acquistare ad esempio mobili pregiati, perché hanno raggiunto livelli così bassi che, se di qualità, non potranno che nuovamente aumentare – e poi francamente, bello il gusto minimalista, ma avere alla parete un semplice bando risorgimentale da 200 euro o una tavola del 500 da centomila euro è meglio della parete bianca e testimonia comunque una cultura che non si può ignorare e che diventa patrimonio della casa.