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Fin da bambina ho sempre avuto la passione per la pittura e per l'arte in genere. Dagli anni '90 ho preso contatto con la cultura Hip Hop, che in quel periodo incominciava a svilupparsi anche in Italia e non solo negli U.S.A. 

5Writer, una parola che da molte persone viene associata al vandalismo, in realtà nasce come forma d'arte, la Street Art.

La vera Street Art, che non ha nulla a che vedere con gli scarabocchi che possiamo trovare nelle strade delle nostre città, comprende varie tecniche artistiche tra cui il graffitismo, sul quale ci soffermeremo a parlare insieme ad Alice Pasquini, una giovane writer.

Alice Pasquini è divenuta famosa come artista grazie al suo inconfondibile stile.

Quando si parla di writers si pensa solitamente a persone che creano i loro graffiti illegalmente in spazi pubblici come ad esempio stazioni ferroviarie, metropolitane, cavalcavia ed ex fabbriche abbandonate, ma quest'arte si è trasformata per alcuni artisti pieni di talento come Alice Pasquini in un vero e proprio lavoro.

Alice com'è iniziata la tua carriera e da quanto tempo operi in questo settore?

“Fin da bambina ho sempre avuto la passione per la pittura e per l'arte in genere. Dagli anni '90 ho preso contatto con la cultura Hip Hop, che in quel periodo incominciava a svilupparsi anche in Italia e non solo negli U.S.A.
Ho sempre sentito la necessità di esprimermi come artista e di trasmettere la mia arte alle persone, in modo tale da renderla un bene collettivo, entrando così a far parte della comunità di un luogo, rispettando però sempre il posto in cui opero, il suo stile e la cultura del suo popolo.
La mia carriera è iniziata come illustratrice e scenografa; nel frattempo ho incominciato a viaggiare per il mondo al fine di creare le mie opere solamente per mio piacere e non per soddisfare esigenze di committenti”.

Hai lavorato su commessa per grandi aziende automobilistiche come Land Rover, Toyota e Renault, che ti hanno chiesto di creare per loro delle splendide illustrazioni. Come sono venuti a conoscenza del tuo lavoro e delle tue competenze?

“Nei primi anni del 2000 la Street Art ha incominciato a svilupparsi sempre più in Italia, e alcune importanti aziende hanno ingaggiato illustratori per creare delle campagne pubblicitarie. In questo modo è iniziata la mia carriera, infatti le aziende, come quelle automobilistiche, mi hanno contattata vedendo per le strade i miei graffiti e anche grazie alla condivisione di alcuni dei miei lavori da parte di persone sui social network”.

Come definiresti il tuo stile e cosa vuoi trasmettere al pubblico che guarda le tue opere sui muri delle città?

“Come artista sento la necessità di esprimere il mio modo di fare arte, manifestando di conseguenza i miei sentimenti e i miei stati d'animo. I sentimenti umani sono appunto il tema che prevale maggiormente nei miei lavori”.

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Quali sono i colori che preferisci e cosa ti trasmettono?

“I colori hanno una forte componente terapeutica, per questo motivo cerco sempre di usare colori di contrasto, creando dei giochi cromatici tra  freddi e caldi, generando così effetti di luce e ombre molto netti. Mi piace adattare i colori all'ambiente circostante in cui realizzo i miei graffiti, tenendo sempre conto della contestualizzazione dell'opera, che non viene vista a se stante, ma all'interno di un tutto, ovvero di uno spazio ben preciso. All'interno del mio Studio, solitamente, amo lavorare su materiali di recupero per dare loro vita nuova, come possono essere dei frigoriferi dismessi, dei collage o delle vecchie mappe, generando cosi nuovi oggetti d'arte”.

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Hai creato opere anche in posti insoliti come ad esempio i telai di navi mercantili, qual è stato il luogo più pericoloso in cui hai dovuto lavorare?

“Sono stata in tanti posti in giro per il mondo, ho visitato quasi tutti i paesi e sono venuta a contatto con diverse culture e svariate difficoltà e problemi presenti in essi, tra cui quello razziale. Un posto difficile in cui ho realizzato una delle mie opere è stato uno spazio di ricreazione in una prigione. Quest'opera ha contribuito a rendere migliore la ricreazione delle detenute e dei loro bambini, donando loro un po' di allegria”.

Hai lavorato in tantissime città, quale tra queste ti ha colpito di più e cosa ti ha lasciato impresso?

“Tutte le città mi sorprendono sempre quando mi reco in esse per creare le mie opere. Roma, essendo la mia città ed il luogo in cui ho iniziato la mia carriera, occupa per me un ruolo importante dal punto di vista sentimentale e affettivo. Ad esempio l'Indonesia con i suoi colori e le sensazioni che trasmettono i suoi luoghi, è un paese che mi ha coinvolto particolarmente. In questo periodo particolare della mia vita sto raccogliendo materiale dai miei viaggi per scrivere un libro”.

Sappiamo che hai creato alcuni tuoi lavori in Africa, a Capo Verde, ti va di raccontarci qualcosa su questa esperienza?

“ Capo Verde è stata sicuramente una bella esperienza grazie alla cultura che la popolazione ha nei confronti dell'arte. Nel loro paese, infatti, essendoci differenti realtà culturali che convivono, l'arte è considerata come un bene della comunità. Trovare dei graffiti per le strade dei paesi, non è raro, bensì una cosa normale”.

Cosa vorresti consigliare ai giovani artisti che come te operano in questo settore?

“Per poter intraprendere un mestiere come il mio, bisogna fare tanti sacrifici, investire su se stessi e lavorare sodo; ma la cosa più importante è credere nelle proprie capacità, avendo anche una bella autostima di sé, e non demordere mai”.

I graffiti potremmo definirli come arte universale, ovvero come una tipologia d'arte dedicata alla collettività, il cui scopo è quello di migliorare alcune zone degradate delle città, rivalutandole.

L'intervista a questa giovane creativa ha sicuramente chiarito a tutti la differenza tra essere un vero  writer e non esserlo!

Nicolò Andrioli