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Lo spazio, il vento, le maree che allontanano l’oceano lasciando sulla rena enormi conchiglie dalle forme perfette, le dimensioni grandi e quel “tipico locale” che si trova quasi subito fuori dai grandi centri turistici. L’aria dell’Africa, del Sahara è già qui. Insieme al suo grande silenzio. 

302674_110445605730705_156066554_nSulle dune pallide di Agadir ad aspettare il tramonto  di una splendida giornata di fine maggio. In un anno vissuto quasi sempre in Marocco. Lontano dai festeggiamenti obbligati, che qui non coincidono con il calendario delle festività islamiche, dai problemi  del quotidiano, al riparo dal conosciuto, mentre si alza la voce del muezzin che invita alla preghiera della sera.

Lo spazio, il vento, le maree che allontanano l’oceano lasciando sulla rena enormi conchiglie dalle forme perfette, le dimensioni grandi e quel “tipico locale” che si trova quasi subito fuori dai grandi centri turistici. L’aria dell’Africa, del Sahara è già qui. Insieme al suo grande silenzio.

Un’escursione fino a  Tifnite, un borgo di pescatori alla fine del mondo, con le case di terra rossa che si staccano solo un poco dalla roccia sabbiosa, rossa anch’essa. Grandi barche si riposano adagiate sul fianco morbido di una duna, barche grandi, scure, piatte, barche africane. Qui non c’è assolutamente nulla fuorchè il mare e i gabbiani. Lo spirito si nutre  di poche cose essenziali, e lo fa attraverso gli occhi, l’olfatto, la pelle, ma è una sensazione dell’anima che si allarga quella che nutre lo spirito. Passa attraverso i sensi, ma non è dei sensi. Il rumore dell’oceano culla e canta insieme una profonda canzone che parla di immensità, di viaggi, di ponti gettati da uomini coraggiosi , curiosi, o semplicemente mossi da bisogni che li hanno condotti a fare della ricerca il loro lavoro.

Tra questi scogli bucherellati dalla risacca le donne, vestite con lunghe gellabe che le ricoprono da capo a piedi, cercano il pasto di oggi, patelle, cozze, lumache di mare, mentre gli uomini stendono le reti e commerciano su piccoli panchetti di legno il pesce palombo appena pescato, sul cui dorso lucido ancora si attarda un fremito di vita. Un bambino viene ad offrirmi una conchiglia grande quanto un pallone, e mi fa cenno di accostare l’orecchio al suo interno e ascoltare il suono del mare che vi si è raccolto. Fragoroso.

Sulla linea dell’orizzonte il mare non è più mare e il cielo non è più cielo, confusi in un vapore grigio perlaceo che li trasforma in un quadro metafisico.

Da quanto tempo sarà qui questo paese? Nazareth non doveva essere affatto diversa.

morocco-687573_1280Da Agadir verso Essauira. Paesaggi marini d’Africa. Mondo senza confini di terre desolate, acque e vento, sabbia rosata che crea dune e crestosità improvvise. Sono radi gli animali al pascolo. Caprette che brucano i germogli delle arganie , ognuna immobile sul suo ramo, a creare curiosi alberi di Natale. Ci sono mandrie di dromedari, che quando sono liberi dal peso della soma, sono leggeri nel passo, snelli e belli. Più a nord la laguna di  Oualidia con le sue barriere di rocce che tengono fuori l’Atlantico impetuoso e creano l’habitat tranquillo e ricco di cibo per gli ibis e i fenicotteri rosa.

Ma prima di  Oualidia ecco il gioiello bianco di Essaouira, l’antica Mogador dei Portoghesi, adagiata su di un bastione rosato affacciato sulla vastità dell’oceano.  Essaouira , con la sua affascinante medina, dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco, con le sue porte antiche decorate di preghiere dell’Islam, la bella piazza bianca del porto che si restringe verso il molo in una striscia fumigante di vapori e incensi di pesce appena pescato e cotto alla brace per i visitatori . C’è all’ancora una flotta di pescherecci blu e rossi dalla prua audace che sfidano le onde oceaniche per il loro bottino giornaliero. Le vie del suk ti rimandano l’odore intenso delle spezie e dei legni pregiati, la tuia,l'ebano e il cedro, con cui gli intarsiatori, nei loro laboratori, creano oggetti dai ricami preziosi, di rara bellezza.

I pigri caffè affacciati sulle piazzette alberate  protette dai bastioni e dalle alte case bianche con le persiane azzurre sono un invito a sostare sorseggiando un tè alla menta. Senza fretta. La fretta non è di casa in questo angolo di mondo sospeso tra l’infinità del deserto e l’immensità dell’oceano.

Ci sono molti artisti internazionali che hanno aperto qui i loro ateliers e c’è uno stile artistico proprio di questa città, fatto di ricerca geometrica e di esaltazione del colore. Qui ogni anno, all'inizio dell'estate, si tiene il festiva della gnawa, una musica etnica per voce e percussioni, tipica del sud del Marocco, importata dagli schiavi neri tanto tempo fa, che viene usata in cerimonie mistiche e si dice che conduca a stati di coscienza alterati in cui si raggiunge l’unione con il divino.  Alle sue sonorità sono venuti ad ispirarsi grandi artisti come Jimi Hendrix e Sting.

Essaouira ti avvolge nella sua  un'atmosfera  mista di antico fascino marocchino e ambiente internazionale, favorito anche dalla presenza dei windsurfers che vengono da tutto il mondo a cercare le onde perfette per le loro tavole.

Per la passeggiata serale le signore vengono dotate di un autista in livrea e di molto argent de poche per fare acquisti.  E le occasioni di spendere non mancano, poiché l'artigianato locale è bello, vario e non eccessivamente costoso. Mi imbatto in un tavolino intarsiato e profumato di legno di tuia, che faccio smontare e porterò poi con me fino a Marrakesh, la fatica vale bene il ricordo che conserverò di questo magico luogo.

La famiglia qui è ancora un centro di protezione e di interessi comuni. Nessuno si fa i fatti suoi e si chiude alle spalle la porta di casa. L'individualismo non è un valore da queste parti. Ci sono nella casa molte ragazzine venute dai paesi dell'interno, che svolgono incombenze domestiche  e sono al servizio delle padrone. Di notte le vedo dormire all'aperto, nel patio, adagiate su stuoie di lana colorata, una sistemazione ben scomoda per chi ha lavorato dall'alba al tramonto. Ma non hanno diritto a una stanza. In compenso godono della protezione dei padroni e si sentono delle privilegiate. Contraddizioni di un paese dove le differenze sociali sono molto forti e ben visibili. Mi turba ancora il ricordo di una vecchia mendicante sorpresa a rubare delle arance al mercato e portata via dalla polizia a suon di legnate.

morocco-537732_1280A Marrakesh mi attende un invito al matrimonio della figlia di un dignitario del re con il figlio del presidente di una importante azienda locale. Un'occasione che mi incuriosisce e mi fa sentire in un certo modo di casa. Gli invitati che vengono dall'estero, me compresa, alloggiano in un albergo modernissimo e piuttosto scenografico, nella zona moderna della città.  Benchè la mia stanza, dotata di ben due letti matrimoniali,  sia grande quanto il mio appartamento in Italia, ed abbia una sala da bagno lussuosissima, al cui centro troneggia una piccola piscina su cui galleggiano petali di rosa, nell'arco di pochi minuti si riempie delle amiche della sposa, con relative mamme e perfino un'acconciatrice e una massaggiatrice, che premurosamente vengono a portarmi una scelta di abiti tradizionali da cerimonia e accessori che sciorinano ovunque  ( ecco a cosa servono i due letti !). Mi schermisco un poco, poi mi lascio andare alle cure di questo harem improvvisato che ha già in mente come dovrò agghindarmi per essere all'altezza della situazione. Mi lasciano almeno la scelta dell'abito, di seta damascata color pesca, trattenuto in vita da un'alta cintura d'argento e perle di fiume non proprio comoda. Al posto delle scarpe, delle babbucce  con la punta all'in sù di pelle morbida come un guanto. Almeno i miei piedi saranno contenti e bilanceranno la strizzatura eccessiva del punto vita. Uno scialle di broccato e sono pronta per questo matrimonio da mille e una notte. Le ragazze applaudono contente. E partiamo.

Nei paesi arabi la celebrazione di un matrimonio dura alcuni giorni, e la festa nuziale è solo l'ultimo atto, la presentazione ufficiale alla società della nuova coppia. Questa festa si tiene  fuori città, allestita in una villa di proprietà della famiglia dello sposo. Quando arriviamo è già notte, e fa discretamente freddo. Le montagne dell'Atlante  alle nostre spalle sono i baluardi tra cui si insinua l'aria del deserto. Nonostante ciò resteremo  molte ore all'aperto, seduti ai tavoli posizionati attorno a una piscina di grandi dimensioni ,tra fuochi, danze del ventre, e passerelle continue della sposa, che cambierà abito, acconciatura e gioielli per ben cinque volte, mostrando l'opulenza delle due famiglie e la propria bellezza. Il tutto seguito da uno stuolo di fotografi e un cineoperatore. Il cibo, piuttosto ininfluente nell'economia della festa, comincerà ad essere servito solo alla fine di questo rituale. Le prime luci dell'alba ci sorprendono a danzare senza ritegno, contagiati dalle infaticabili danzatrici del ventre e dal gruppo di ottimi percussionisti, in una manifestazione  di corale allegria, in cui anche gli sposi si liberano finalmente degli impacci del lungo cerimoniale e fanno festa come è normale che sia per due giovani di vent'anni che stanno iniziando la loro vita insieme. Lei si è persino infilata un paio di jeans e delle ballerine, per sentirsi più comoda. Bellissima.

cookies-782298Resto ancora qualche giorno a Marrakesh, per salutare gli amici e godere dei riti turistici della città, che non mi stancano mai. Ma il richiamo del mare questa volta è più forte di ogni seduzione cittadina, persino del desiderio di deserto che tante volte mi ha condotto qui.

Ritorno a Essaouira, dove ho scoperto un riad nel cuore della città, tenuto da una coppia di francesi che dopo il pensionamento dal loro lavoro di insegnanti, hanno deciso di  trasferirsi qui. Hanno acquistato una tipica vecchia casa marocchina  e l'hanno trasformata in un piccolo, delizioso albergo. L'accoglienza è discreta e premurosa, mai invadente. Proprio ciò di cui ho bisogno. Dalla finestra della mia camera vedo il mare, sento il richiamo dei gabbiani,  la luce entra con forza e accende il colore azzurro delle pareti, tutto è azzurro senza soluzione di continuità, tra dentro e fuori, tra cielo e mare e ambiente umano. Ho del lavoro da fare e questo è di certo il luogo migliore in cui trovare ispirazione.

Daniela Faccenda