“Il Sole illumina la vallata, creando ombre che si arrampicano e si fermano nelle cavità, scavate dal tempo, delle piramidi di terra e roccia.”
Salgo sulla mia Jeep a noleggio, color bronzo, per dirigermi in Cappadocia. Una canzone alla radio e una brezza tiepida che entra dai finestrini aperti mi tiene compagnia, mentre le ruote galoppano sull’asfalto dell’autostrada che mi porterà fino al mio alloggio. Mentre mi avvicino al cuore della città, scorgo le forme delle abitazioni, i vestiti, la natura intorno a me che diventa sempre più “appuntita”. Trovo il mio hotel che sembra incastonato come un diamante nelle pareti rocciose plasmate dal vento e dalla pioggia. Rimango ammaliata dall’architettura interna di esso e dalla camera assegnatami. Non so per quale motivo ma, guardando ciò che mi circonda, mi torna in mente un vecchio film dei Flinstone del 1994. Impaziente di assecondare la mia curiosità, adagio freneticamente la valigia sul letto ed esco, chiudendomi alle spalle la pesante porta della camera.
Il Sole illumina la vallata, creando ombre che si arrampicano e si fermano nelle cavità, scavate dal tempo, delle piramidi di terra e roccia. Una terra ricca di storia, che ha visto molteplici invasioni, dagli Assiri ai persiani. Mi dirigo verso la prima tappa della mia avventura: i Camini delle fate. Il paesaggio ha una conformazione unica al mondo, entrata a far parte dell’Unesco nel 1985. Mentre passeggio tra i camini di terra vulcanica, rimango abbagliata dallo scintillio delle Cayadanlik, tradizionali teiere turche, e colpita dalla gentilezza della popolazione che abita questa terra. In lontananza scorgo una signora seduta su un tappeto persiano di vari colori, intenta a intrecciare un cesto di vimini. Mi avvicino per guardare meglio, in modo da imprimere nella mia mente la meravigliosa cartolina che mi ritrovo davanti. La signora mi guarda con aria accogliente e mi invita a sedermi su un puff del mio colore preferito, rosso scarlatto. Mi viene offerta una tazza di tè, e tra un sorso e l’altro, rimango sorpresa dalla velocità con cui la signora intreccia i fili di vimini. Mentre il cesto prende forma inizio a dare sfogo alla mia curiosità chiedendo, in modo informale, se il film dei Flinstone fosse stato girato da quelle parti.
Mi rispondono di no, “si sono ispirati… ma è stato girato in america.”
“Siamo abituati a una vita semplice, non abbiamo
Sono ormai arrivata alla fine del primo giorno di permanenza, qui in Cappadocia, e dopo essermi rimpinzata di piatti tipici e di un dolce chiamato Kufene, mi godo la vista notturna della città costellata dai bagliori provenienti dalle abitazioni circostanti.
È mattino, ed è ora di partire alla volta di Istanbul. Dopo aver programmato l’itinerario, salgo su un grande pullman che mi porterà fino alla mia meta. Nel frattempo, inizio ad annotare sul taccuino di viaggio le meraviglie viste ieri, iniziando a scrivere una bozza del mio articolo.
Mi ritrovo alle porte di una città molto diversa rispetto ai paesaggi visti il giorno prima. Il tran-tran della vita mondana mi ricorda New York ma con un’architettura del tutto diversa. Istanbul, una città che non ha bisogno di presentazioni, conosciuta come Bisanzio, Costantinopoli o Nuova Roma, centro industriale, finanziario e culturale della Turchia.
Mi sposto dalla strada per raggiungere la Cisterna Basilica, una delle più grandi cisterne sotterranee conservate ancora ad Istanbul, per poi dirigermi verso la Moschea blu, una delle più importanti della città costruita nel 1609, il cui nome proviene dalle 21.043 piastrelle turchesi di cui è formata.
Passeggio tra le vie della città, fermandomi ad assaporare i tipici dolci fatti di miele e cannella, mentre mi spingo verso il grande Bazar delle spezie.
Inspirando profondamente mi ritrovo immersa in un caotico turbinio di persone, in un delizioso insieme di profumi diversi: dalle montagne di spezie, ad ogni tipo di frutta essiccata. Sopra la mia testa, appeso a una corda, c’è un tappeto persiano dai colori scintillanti che, guarda caso, starebbe perfettamente nella mia sala da pranzo.
Mi lascio cullare per giorni dal dolce brusio che pervade le strade di Istanbul, assaporando tè di ogni fragranza e rimpinzandomi di cibi tipici. Ora però, è arrivato il momento di tornare a casa, per scrivere il mio prossimo articolo e prepararmi per una nuova avventura.
Joan Grey