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La luce tra linguaggio e funzione.

La luce artificiale si muove tra la necessità di creare spazi fruibili che ci consentano di essere utilizzati per determinate funzioni, e spazi stimolanti, che creino punti di riferimento.

La luce artificiale si muove tra la necessità di creare spazi fruibili che ci consentano di essere utilizzati per determinate funzioni, e spazi stimolanti, che creino punti di riferimento, sia in esterno in ambito urbano sottolineando con il giusto garbo l’architettura, che all’interno, nei luoghi dell’habitat, che siano casa, ufficio e luoghi dell’accoglienza, attraverso stimoli visivi. Nel mestiere del progettare la luce ha dunque tante valenze e ogni progetto deve trovare un equilibrio tra le necessità propriamente funzionali e quelle più specificatamente visive, comunicative, senza mai perdere di vista l’esigenza di risparmiare energia. In un momento di crisi del ruolo degli ordini professionali, con la legge n. 4/2013 il Ministero dello Sviluppo Economico si è posto l’obiettivo di promuovere la conoscibilità e garantire la trasparenza del mercato dei servizi professionali attraverso una carta dei servizi che espliciti al meglio il ruolo del professionista ed ha riconosciuto il mestiere del Lighting Designer tra le nuove professioni, data la complessità dei temi da tenere presenti quando si affronta un progetto di illuminazione. Tanti i fattori in gioco nel progetto della luce: normative e leggi, evoluzione sempre più veloce delle sorgenti luminose e delle tecnologie, apparecchi illuminanti sempre più performanti, risparmio energetico, attenta lettura del contesto per inviare la luce dove serve, che significa illuminare meno e meglio, e riappropriarsi di una “cultura” della luce. La luce può operare in più settori...il Lighting Design è fondamentalmente nato dal teatro, l’ambito dove la sua funzione emozionale è all’ennesima potenza, e la temporaneità della scena consente ai tecnici esasperazioni ed enfasi portati all’ennesima potenza. Dal lato opposto troviamo ambiti con valenza prettamente funzionale…ad esempio quello dell’illuminazione stradale, settore in mano prevalentemente a periti e ingegneri, soprattutto nei casi di strade a scorrimento veloce o extraurbane che non prevedono particolare presenza di pedoni. Ci sono gli ambiti invece dove entrambi gli aspetti sono presenti e vanno soppesati dal progettista; i luoghi dove la presenza dell’uomo è più consistente, i veri e propri luoghi dell’habitat, dalla casa all’ambiente di lavoro, agli spazi urbani dove ci si incontra. Quando si va a utilizzare la lucein questi contesti la cultura diventa uno strumento fondamentale d’interpretazione. Il lighting concept, ovvero l’idea progettuale, è molto importante e non va persa di vista: che cosa illuminare di una determinata emergenza architettonica, o di una facciata, o di una piazza, partendo innanzitutto dall’analisi del contesto, per non correre il rischio di creare piccoli monumenti di luce, situazioni isolate, o troppo inutilmente illuminate.

Non ci sono regole matematiche o assiomi nell’illuminazione di questi spazi e l’interpretazione è a carico del progettista illuminotecnico, di volta in volta insieme a figure diverse: il committente, il progettista architettonico, lo storico dell’arte, l’urbanista, la soprintendenza ecc. Fondamentale il rispetto per il luogo, per restituire con la luce ad es. una lettura della metrica architettonica con elegante equilibrio, senza eccessi. A livello urbano, gli elementi di orientamento sono prevalentemente gli edifici illuminati che rendono riconoscibili i luoghi da lontano, favoriscono l’orientamento e infondono sicurezza nei passanti; i vuoti urbani, come le piazze, hanno il compito di aggregare, far sentire sicuri e creare punti di riferimento. Il colore della luce che ne valorizzi i materiali, i livelli giusti di illuminamento e il comfort visivo o mancanza di abbagliamento, stimoli visivi che possono essere la presenza di un campanile, un’architettura moderna che diventa il simbolo della zona o la nuova pavimentazione con nuove sedute che fungeranno da luogo aggregativo. La recente nascita di movimenti come il Social Lighting Movement, che organizza installazioni temporanee nei luoghi più dimenticati e problematici della città, in periferie, sensibilizzando le amministrazioni su come la buona luce sia un diritto per i cittadini e possa riqualificare i luoghi, ci dimostra la funzione importante della luce, del suo uso creativo ma responsabile dal punto di vista energetico, così come del Nightseeing, movimento che organizza visite nella città per osservare i contesti illuminati e sviluppare una coscienza critica, trasmettendo ad esempio l’importanza del non utilizzare luce gialla, che falsa i colori e viene immediatamente associata all’illuminazione stradale. Capacità tecnica e sensibilità sono dunque gli ingredienti necessari per realizzare un buon progetto d’illuminazione.. la luce va dosata, si deve posare sulle diverse superfici con misura e secondo gerarchie visive che vengono stabilite, l’artefice del progetto deve decidere cosa leggere di un monumento o cosa lasciare in ombra perché la luce è anche rispetto del buio....

IMMAGINI
Canali di Comacchio_fotoritocco_progetto Giordana Arcesilai: proposta per l’ampliamento dell’illuminazione dei canali, con utilizzo del colore all’interno del campanile.

Piazza Carlo III, facciata della Reggia di Caserta_progetto G.Arcesilai_T.Weissenberg: un colonnato di luce guida verso l’imponente facciata. L’apparecchio illuminante, nelle ore diurne, non è riconoscibile in quanto tale, ma diventa elemento architettonico che scandisce il percorso.

Scritto da Giordana Arcesilai