Le Luci di Bologna nel buio della notte.
Il workshop consiste in una passeggiata di circa 2 ore al calar della sera nel centro della città di Bologna con lo scopo di osservare criticamente l’illuminazione di spazi aperti, spazi verdi, edifici, strade e portici e vedere con i propri occhi come la luce può valorizzare, annullare completamente un monumento o evocare atmosfere.
Viaggiare, osservare, sostare, per capire come sarebbe importante un progetto coordinato, realizzato con logica in ambito urbano, perché la luce può avere un ruolo didattico e sociale oltre che funzionale; la sera può essere un’occasione, se la luce è ben progettata, per farci leggere presenze architettoniche che di giorno il nostro sguardo non avrebbe notato, perché ha troppe cose da vedere. Purtroppo assistiamo a un’immagine discontinua e casi sporadici di luce progettata, rare eccezioni.
Questo progetto si ispira ad alcune iniziative straniere degli ultimi anni; sempre maggiore attenzione viene posta, soprattutto in ambito internazionale, sull’impatto che la luce può avere sul “sociale” ridando vita a un luogo che ha perso la propria identità. Questo è il quesito a cui il Social Lighting Movement (movimento nato nel 2010 come associazione di architetti e lighting designers) cerca di dare risposta. L’illuminazione può connotare fortemente la percezione di sicurezza di uno spazio urbano, non soltanto attraverso l’azione fisica del vedere, ma anche attraverso un’azione indiretta, tramite la creazione di un’immagine del luogo, percepita come positiva. Parallelamente a questo movimento, si muovono componenti di Guerilla Lighting, che organizzano dei veri e propri “flash mob” in aree degradate e abbandonate delle città. Le loro installazioni si svolgono in genere in tempi molto contenuti (5-10 minuti) e riescono in pochissimo tempo a trasformare e rendere “attraente” un luogo, un cortile, il pilone di un ponte, solo con l’utilizzo della luce. Altra operazione alla quale ci ispiriamo è il NightSeeing™, dove gruppi di persone sono accompagnate da un lighting designer in giro per la città confrontandosi sulla luce.
Ma veniamo alla passeggiata serale a cui hanno partecipato gli studenti del III anno dell’Istituto Universitario Polo Michelangelo, che ho trovato molto interessati alle nuove tematiche relative alla luce artificiale, tanto da consigliare loro di tenere un diario di viaggio, “light book” e appuntare le loro osservazioni nel tempo.
Se non si osserva criticamente non si impara e mi sembrava dunque importante portare i ragazzi sul campo, per stimolarli e sensibilizzarli a un’osservazione attenta della luce artificiale. L’itinerario ha visto la partenza da un’area verde, i Giardini Margherita, passando per Porta Santo Stefano, Piazza Santo Stefano, le Due Torri, palazzo Fantuzzi in via San Vitale, il Ghetto, Piazza Maggiore, e Piazza Minghetti.
Le tematiche fondamentali emerse
Falsare l’architettura
Osservando una palazzina novecentesca sui viali di circonvallazione e confrontandola alla sua immagine diurna, si nota che la scelta illuminotecnica è stata di forti accenti e contrasti con apparecchi integrati sulla facciata.
Purtroppo nella parte alta, data la luce intensa proveniente da apparecchi illuminanti in appoggio sui davanzali, si perde la continuità del cornicione come elemento architettonico unico, creando inutili macchie e sovrapponendo un diverso linguaggio.
Le ombre portate
Le Due Torri, di recente illuminate, rappresentano il caso di un progetto pensato percepibile nella giusta intensità di luce che investe le loro superfici, uniforme e senza eccessi.
Un dettaglio però balza agli occhi provenendo da Strada Maggiore; un’intensa ombra portata della Garisenda sull’Asinelli che crea un effetto visivo distorto come se fosse presente un’ apertura, un varco su un lato alto della torre.
Sorprende la presenza della chiesa di San Bartolomeo tra le due torri che nell’asse di Via Rizzoli appare di notte come un dipinto.
Il colore negato
L’interessante esempio architettonico di palazzo Fantuzzi in via San Vitale, opera maestosa cinquecentesca che invade la strada senza la presenza di portico, presenta un caratteristico bugnato esterno; tuttavia di notte il colore della pietra unitamente al fondo rossastro, risultano negati dall’illuminazione a proiezione degli apparecchi posizionati sulle facciate di fronte, equipaggiati con lampade ai vapori di sodio, luce gialla che non esalta i colori.
Interessanti le fiaccole rivisitate inserite ai lati delle finestre.
Definire lo spazio
La piazza principale di Bologna risulta illuminata prevalentemente sui suoi edifici. Luce d’accento sulla maggior parte di essi, in particolar modo su Palazzo D’Accursio, e un’illuminazione a proiezione di recente inaugurata per la facciata di San Petronio, rendono le facciate protagoniste allargando le proporzioni dello spazio, lasciando nell’oscurità il noto “crescentone”.
L’apparecchio illuminante
In un momento “storico” per il design dell’illuminazione, in cui la nuova tecnologia LED ci consente di integrare la luce nell’architettura per le sue ridotte dimensioni, quando si deve scegliere un apparecchio illuminante visibile (come nel caso di questa piazza) la scelta diventa difficile.
In questo caso un richiamo a forme classiche, una citazione del tema della lanterna, si inserisce con eleganza nel contesto, con un elemento palo che sulla parte alta sostiene piccoli spot direzionali; vengono valorizzate così le fronde degli alberi e trascinate le ombre degli stessi sulla bianca facciata della banca Cassa di Risparmio, creando una brillante scenografia d’insieme, fatta per zone e contrasti, a luce bianco calda, con buona resa cromatica.
In questo itinerario serale con i ragazzi dove non è sfuggito niente al loro occhio curioso, dai portici così diversamente illuminati alle aree verdi trascurate, emerge sicuramente che sarebbero necessarie linee guida per la città, un Piano della Luce, (tra l’altro raccomandato dalle recenti leggi regionali contro l’inquinamento luminoso) che ci faccia leggere l’ambiente urbano per parti ma con ordine.
La parola ai ragazzi:
“Da quando ho iniziato il corso di Lighting Design osservo la luce in modo diverso, notando particolari su cui prima non mi soffermavo”.
“Mi dispiace vedere quanto la luce sia talvolta poco studiata e curata, a volte sembra messa a caso”.
“Si passa troppo facilmente da una luce al sodio gialla ad una luce bianca”.
“In Piazza Maggiore è suggestiva la pavimentazione lasciata buia… rende giustizia all’architettura circostante”.
“Alzando lo sguardo molto spesso si è abbagliati dalla luce”.
“Le Due Torri, per una sbagliata valutazione, mostrano un misterioso taglio d’ombra”.
Giordana Arcesilai