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I giovani e la rinaturalizzazione degli ambienti. I natural designer sono principalmente giovani, molto giovani.

Maurizio Corrado, architetto, designer nonché scrittore ed editorialista ha, tra le varie cose, il pregio di aver per primo compreso l’esistenza di una nuova corrente internazionale del design legato alla natura e ne ha curato la prima pubblicazione, che raccoglie più di 200 oggetti provenienti da tutto il mondo. Natural Design, così l’ha definita, sono oggetti, prototipi e sperimentazioni, nella maggior parte di uso quotidiano, come portaombrelli, tavoli, panche, specchi ect… che in comune hanno l’obiettivo di ospitare delle piante, ovvero le piante sono le vere protagoniste. I natural designer sono principalmente giovani, molto giovani. E i loro oggetti sono assolutamente particolari e in parte “improbabili”, ma che nella loro follia, sottolineano “la necessità da parte dei giovani di oggi, di ritrovare la natura e portarla dentro le case”. La natura, da cui ci siamo sempre più allontanati nell’ultimo secolo, va riscoperta in quanto non ci appartiene ma ne facciamo parte e non ne siamo più consapevoli, ormai da troppo tempo. D’altronde Maurizio Corrado ci tiene molto a sottolineare che, “noi siamo fatti per stare fuori e per muoverci. Se osserviamo la storia dell’umanità partendo da circa 150.000 anni fa, quando la nostra specie, l’homo sapiens, è comparsa sulla terra, la nostra evoluzione è iniziata dai piedi, dal movimento. Ci siamo evoluti con un modello di vita che possiamo definire mobile”. Questo comportamento l’abbiamo avuto fino a pochissimo tempo fa in rapporto alla nostra comparsa sulla terra. La natura, sentita come qualcosa fuori di noi, che non ci appartiene e che dobbiamo dominare, è un atteggiamento assai recente e che si è enfatizzato dal dopo guerra, condizionando fortemente il nostro abitare. Natural design esprime un bisogno da parte dei giovani di ritrovare la natura, “rinaturalizzando i nostri ambienti”.

I giovani designer vengono da tutto il mondo, in particolare dai paesi asiatici, come Koshi Kawachi, che propone libri che coltivano piante, Mineo Mizuno, con l’installazione Coexistence, creata sull’interazione tra ceramiche e orticultura oppure come Jun Yasumoto, con il suo Phyto-Purification Bathroom, che utilizza un principio naturale di filtraggio con le piante, trasformando il bagno in un piccolo ecosistema basato sul riciclo dell’acqua.

Dalla Svezia Mans Salomonsen propone Cocoon, un oggetto in argilla per coltivare erbe aromatiche e conservare frutta e verdura. In Italia diverse sono le proposte, come Bastet di Giovanni Tomasini, una sorta di “condominio multifunzionale”, al piano terra una cuccia per gatti e ai piani superiori una fioriera e una corona per seminare erba gatta.

“La maggior parte di questi oggetti”, sottolinea Maurizio Corrado, “ non possono funzionare, non c’è una vera conoscenza di come funziona la pianta ma, allo stato attuale, non è poi così importante… questa consapevolezza verrà più avanti, quello che conta ora è il messaggio che portano, siamo all’inizio di un percorso di forte cambiamento”, un messaggio che fa intuire un futuro di riconciliazione con il nostro essere parte della natura.