Si presenta a Bologna, già da gennaio, un vasto panorama culturale all’insegna di mostre ed eventi per ogni gusto, non solo celebri personaggi provenienti da tutto il mondo, ma anche artisti di casa, che attraverso la loro passione rendono sempre più orgogliosa la tanto amata città.
È il fotografo Nino Migliori uno dei personaggi messi in luce questo mese presso gli spazi del Complesso Monumentale di Santa Maria della Vita. Migliori, nato a Bologna nel 1926, si denota come uno fra i più suggestivi fotografi del suo tempo, artefice sin dal 1948 dei percorsi più diramati e interessanti della cultura d’immagine europea. Un fotografo esploratore, che fa della curiosità e della sperimentazione i giusti mezzi per identificare la sua produzione, sorprendentemente ricca di svariate tecniche: fotogrammi, cliché-verre, ossidazioni, lucigrammi e idrogrammi; molte delle quali sono state da lui stesso messe a punto.
La mostra dal titolo Lumen, visibile in città dal 20 gennaio al 23 aprile 2017 e didicata a Il Compianto di Niccolò dell’Arca, espone al pubblico 34 fotografie inedite, frutto del prolungato studio sulla visione. In particolare, la serie di fotografie da lui elaborate mette in relazione l’opera d’arte scultorea con un cero di candela acceso, il cosiddetto “lume di candela”; l’intento di tale approccio è quello di andare ben oltre la normale comprensione dell’opera d’arte, mirando piuttosto al coinvolgimento dell’osservatore mediante stimoli ed emozioni che essa sprigiona.
Il volto straziato di Maria Maddalena cattura la mente del visitatore, rivela sofferenza e dolore incessante attraverso le rughe e i solchi nel viso, gli occhi gonfi di lacrime e la bocca spalancata risultano così carichi di espressione che l’eco di un urlo risuona nella nostra mente; così come il volto di Giovanni, schivo e pensieroso, quasi cattivo agli occhi di chi lo guarda.
Forti espressioni risultano accentuate da l’opposizione di luce ed ombra, penetrano nella mente, lasciando in essa un personale sentimento.
“Se voi aveste potuto vedere Migliori a lavoro nelle notti fredde, o nelle prime serate di maggio lavorare con le sue assistenti attorno all’opera di Niccolò, – dichiara il curatore Graziano Campanini – avreste visto quante migliaia di scatti sono stati necessari; mai soddisfatto del suo lavoro, mai contento, “perché si poteva fare ancora di più, ancora meglio. Lui voleva fare ancora di più, ancora meglio. Mentre faceva le fotografie a lume di candela al gruppo di statue: statua per statua, e poi tutto il gruppo assieme, ci si rendeva conto della qualità di questo ricercatore, di questo scienziato della luce, di questo raccontatore di storie con la luce, col buio, con la penombra, con le varie tecniche che via via ha sperimentato.”
Gli scatti del fotografo italiano sono conservati in tutto il mondo: oltre al Mambo di Bologna, alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, al MNAC di Barcellona, al Museum of Modern Art di New York e alla Bibliothèque Nationale di Parigi.
La Redazione