PMagazine

Il messaggio dell’esposizione, cosi come ribadito dal curatore e storico dell’arte Max Martelli, vuole evidenziare “l’impegno diretto che gli artisti hanno avuto nella creazione di questi manufatti, realizzati per sostenere istituzioni importanti come quella del museo delle ceramiche”. 

1È la magica location dell’Hotel Majestic Già Baglioni, ad ospitare a Bologna alcuni pezzi d’autore appartenenti ai grandi artisti del ‘900. Visitabile dal 12 al 20 novembre scorso, la mostra dal titolo “Arte e Pace” ha mostrato ai suoi visitatori il comune approccio che artisti di livello, come Pablo Picasso, Henri Matisse, Carl Chagall e Fernand Léger ebbero con la ceramica.
Il messaggio dell’esposizione, cosi come ribadito dal curatore e storico dell’arte Max Martelli, vuole evidenziare “l’impegno diretto che gli artisti hanno avuto nella creazione di questi manufatti, realizzati per sostenere istituzioni importanti come quella del museo delle ceramiche”.
È il 13 maggio 1944 quando i bombardamenti alleati distruggono la sede museale di Faenza, oltre a  12.000 pezzi ceramici che ancora non erano stati messi in salvo: un vero assalto alla cultura del popolo italiano, alla sua storia e alla sua identità. Nel 1908, l’allora direttore Gaetano Ballardini avvia la rinascita del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza. Con un’esposizione data in occasione del terzo centenario di nascita dello scienziato Evangelista Torricelli, si sceglie di ospitare nell’ex convento Maglorio, non solo i comparti dedicati all’industria e all’agricoltura ma anche quelli delle arti: dalla scultura, alla pittura, dai bronzi alla ceramica.
Da lì quelle piccole collezioni avrebbero costituito il punto di partenza del nuovo museo, arricchitosi ben presto di speciali donazioni.

2

Primo fra tutti fu Picasso, che donando alcuni pezzi, tra cui il celebre piatto con la Colomba, contribuì alla progressiva riaffermazione del museo faentino in ambito internazionale. Un forte messaggio solidale a cui altri artisti a lui contemporanei aderirono, distinguendosi per mezzi e metodi di realizzazione.
Il primo approccio dell’artista spagnolo alla ceramica avviene nell’ultima parte della sua carriera, e coincide in particolare con l’incontro nel sud della Francia della famiglia Ramié, proprietaria di una storica manifattura.
I pezzi unici e seriali prodotti da Picasso tra il 1946 e il 1973, a differenza di quelli di alcuni suoi contemporanei che ne progettavano sia la forma sia la grafica, si differenziano poiché il suo intervento artistico risiedeva esclusivamente nel dipingere o incidere la superficie del supporto ceramico, e non nella sua modellazione. Un gesto semplice, determinato da una linea essenziale e sicura, crea immagini simboliche e ricche di significato, punto di contatto con l’arte primitiva.

3
Differente fu invece la produzione limitata di Matisse, interamente costituita da pezzi unici che vedono la ceramica come equivalente della tela pittorica.
Tra le opere presentate all’Hotel Majestic da Claudia Casali, Direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, ricordiamo i piatti di Picasso sui quali vengono raffigurate le tematiche da egli più amate – la mitologia, Don Quichotte e le colombe – il volto dipinto su piatto di Matisse, il pannello astratto di Léger e “Abramo e i tre angeli” di Chagall. Opere d’arte che, appartenenti alla stessa generazione di artisti, nascono dalla necessità di questi ultimi di esprimersi mediante l’utilizzo di un materiale naturale e allo stesso tempo magico.

La Redazione