W. Kohler, uno dei padri della Teoria della Gestalt, termine tedesco approssimativamente traducibile in italiano con “configurazione, struttura, totalità organizzata significativa”, sostiene che i campi visivi tendono ad essere distintamente organizzati nel senso che contengono oggetti delimitati, i quali appaiono come parti di organizzazioni più vaste, definite gruppi. La somiglianza e la vicinanza degli oggetti sono fattori che facilitano l’organizzarsi degli oggetti in gruppi unitari. I fattori esclusivamente psicologici non ci spiegano però in quale modo, e per quale funzione la somiglianza e la vicinanza favoriscano la formazione dei gruppi nella percezione visiva, piuttosto che altri elementi. Bisogna quindi studiare i loro correlati biologici, cioè cosa viene mobilitato nel sistema nervoso centrale per arrivare a quel tipo di configurazione percettiva. In ambito psicologico Levin sostiene, a proposito della memoria, che si ricordano più facilmente i compiti che non ci è stato permesso di portare a termine. Questo perché rimarrebbe una tensione non scaricata che favorisce il ricordo del compito non terminato. Ma che cosa accade di quella tensione quando il soggetto è impegnato in altro compito? E in quale modo la tensione nascosta aiuta il soggetto a ricordare il compito correlato a quella tensione? Anche qui la psicologia da sé sola non ci aiuta, ma i correlati processi psico-fisici, che sono fenomeni del sistema nervoso centrale, possono darci una mano. Un dato campo visivo è biologicamente rappresentato da certi processi distributivi nei lobi occipitali, mentre molti fenomeni psicologici interessano l’intero cervello; tutti fatti psicologici hanno dei correlati cerebrali, ma non è vero il contrario, cioè che l’intera dinamica dei processi cerebrali sia sempre rappresentata fenomenicamente. Una teoria della percezione deve essere una teoria di campo per la quale le funzioni neurologiche e i processi a cui si associano i fatti percettivi sono localizzati in un mezzo continuo, e i fatti che avvengono in una zona di questo mezzo influiscono sui fatti che avvengono in altre zone in un modo che dipende dalle caratteristiche di entrambi i fatti nel loro rapporto reciproco. Il contatto creativo con l’ambiente La formazione gestalt accompagna sempre la consapevolezza. Noi non vediamo tre punti isolati, ma un triangolo: abbiamo bisogno di creare gestalt complete per il nostro benessere. Solo la gestalt completa può essere organizzata come un’unità che funziona autonomamente. Ogni gestalt incompleta rappresenta una situazione incompiuta che richiama l’attenzione e interferisce nella formazione di ogni gestalt nuova e vitale. Invece di crescita e sviluppo abbiamo allora stasi e regressione.
Nella psicologia della gestalt il contesto in cui appare un elemento viene chiamato sfondo, contro il quale è messa in rilievo la figura. Nel rapporto figura/sfondo attenzione, concentrazione, interesse, eccitazione e grazia sono indicatori di una sana formazione, mentre confusione, noia, comportamenti coatti, fissazione, angoscia, amnesia, stasi e imbarazzo sono indicativi di un turbamento nella formazione del rapporto figura/sfondo. Nella interazione tra organismo e ambiente si crea la situazione psicologica dentro la quale accadono i fenomeni, la percezione sensoriale e il movimento sono attività dell’organismo volte all’esterno e non semplici risposte meccaniche. Il famoso qui ed ora a cui richiama costantemente la teoria della Gestalt applicata alla terapia psicologica ci dice che possiamo sperimentare solo il reale e reale è ciò che viviamo e che vive con noi: fuori dal raggio dei nostri recettori non c’è realtà sperimentabile. Anche ricordare e prevedere sono azioni reali, poiché quando avvengono, lo fanno nel presente. Sono azioni che costruiscono un’immagine, ora e qui. Nel presente sentiamo la realtà, possiamo entrare in contatto con essa, tollerare l’eccitazione e l’angoscia o fuggire immaginando scenari opposti al presente. L’emozione ha un grande valore conoscitivo del rapporto tra organismo e ambiente, essa è una gestalt unificante di esterocezioni e propriocezioni. Il merito della teoria della Gestalt nell’ambito creativo è quello di aver dimostrato che la creatività del sé e l’adattamento dell’organismo all’ambiente sono polari: uno non può esistere senza l’altra. L’ambiente propone novità e varietà illimitate, quindi nessun adattamento sarebbe possibile, il contatto con l’ambiente dà luogo a una trasformazione creativa. Nella creatività il rapporto figura/sfondo è strutturale e dinamico. Cosa si oppone alla creatività che si relaziona all’ambiente, ne viene permeata e a sua volta lo manipola e trasforma dando luogo a nuove strutture integrate più soddisfacenti per i propri bisogni? La paura del cambiamento, di distruggere, di andare oltre il conosciuto. Al contrario il senso di “sicurezza” è dato dall’attaccamento allo “status quo”, agli adattamenti raggiunti nel passato.Dove invece il creativo (come nel nostro caso), ha nel suo intimo una solidità formativa a cui far ricorso, capacità e accettazione dell’alterabilità della realtà visiva, allora potrà porsi la domanda “Voi potete farlo?”, a questo punto si può solo rispondere “E’ interessante”. Man mano che il problema è affrontato, genera la sua struttura, cresce il senso di adeguatezza, si manifestano nuove possibilità e le cose si allineano nel loro giusto posto. (Perls, Hefferline, Goodman).