PMagazine

INTERVISTA A MAURIZIO CORRADO

“Trovo che la parola natura sia ormai inutilizzabile, talmente è inquinato il suo significato. Ho iniziato a progettare con le piante molti anni fa, portando le piante vive all’interno dell’exhibit design e del design degli oggetti, ora mi sto occupando di diffondere una certa visione del nostro rapporto con il mondo.”

Quante volte da bambini abbiamo sognato di vivere tra gli alberi, nel silenzio e nella bellezza incontaminata della natura? Crescendo però, dobbiamo fare i conti con una realtà ben diversa da quella che ci auspicavamo, e ci troviamo spesso a vivere in città diversissime dalle nostre aspettative, dove il fruscio delle foglie e il suono dell’acqua sono solo un vago ricordo. Molte metropoli europee, soprattutto quelle nate dopo la seconda Guerra Mondiale, sono delle città super costruite, dove la speculazione economica edilizia ha portato ad edificare in ogni dove, rendendo le nostre realtà urbane sempre più invivibili, per questo motivo il lavoro di alcuni importanti architetti negli ultimi anni si è focalizzato su nuove esigenze dei cittadini, e sul desiderio di preservare gli ambienti naturali, che vanno sempre più scomparendo dai centri abitati, integrandoli nei nuovi edifici da costruire. 25 Verde, complesso abitativo realizzato dall’architetto Luciano Pia a Torino, è un chiaro esempio di questa filosofia costruttiva, il complesso, più che un edificio ricorda un vero e proprio bosco, nasce infatti per riportare il verde nella zona industriale piemontese, che in passato ospitava la primissima fabbrica della Fiat, dove ad oggi edifici industriali dismessi e resti di vecchie case fanno scudo allo splendido paesaggio circostante.

Green – Bio – Eco. Ogni giorno sentiamo queste parole rimbombare nelle radio, nei televisori, nei cellulari, e tutto perché vi è una nuova azienda che ha trovato il modo di inquinare facendoci credere di salvare Madre Natura.

Oggi con questo articolo, voglio stupirvi e affascinarvi con l’elemento più inflazionato e sottovalutato in assoluto: la natura. Ma cosa vuol dire in effetti “natura”? Esiste un binomio tra design e natura? Come possiamo salvare la terra, senza rinunciare ai comfort a cui siamo abituati?

Per rispondere a questa domanda mi sono rivolto ad uno dei massimi esponenti dell’architettura vegetale, Maurizio Corrado. Scrittore, giornalista e architetto di fama internazionale, Corrado ha scritto svariati saggi sul rapporto tra uomo e natura e sull’architettura vegetale; quindi gli ho rivolto qualche domanda.

Quale pensa sia il ruolo dell’intellettuale nella battaglia contro inquinamento e deforestazione?

Il compito degli intellettuali è prima di tutto porre problemi, domande, dubbi. Poi anche suggerire vie, indicare percorsi possibili, a volte soluzioni. Inquinamento e deforestazione fanno parte di una grande categoria di problematiche che la cultura ecologica tratta almeno dagli anni Sessanta, non sono le sole. L’intellettuale ha il compito di approfondirle e tradurle in termini comprensibili per l’uomo comune, soprattutto far capire che sono problemi che toccano la quotidianità di ognuno.

Come può la figura del designer creare una sensazione di rispetto e timore nei confronti della terra che ci ospita all’interno dei suoi progetti?

Non credo che la terra ‘ci ospiti’. Credo che gli umani siano uno dei tanti sistemi viventi che popolano questo pianeta, non si tratta di rispetto e timore, ma di trovare soluzioni che ci permettano di continuare a vivere insieme a tutti gli altri viventi. Dico continuare perché il sistema di produzione dei nostri oggetti negli ultimi duecento anni si è rivelato estremamente pericoloso, ma non per il pianeta, solo per la nostra stessa sopravvivenza.

Data la nostra ostinatezza nel non voler guardare ai danni che stiamo provocando, può esistere un futuro in cui l’uomo potrà vivere riducendo al minimo la sua dipendenza dalla natura?

Ma noi non siamo dipendenti dalla natura, noi siamo parte della natura, il pensiero di esserne staccati è quello che ha rovinato la cultura occidentale, che ad oggi è quella economicamente predominante fra gli umani.

Può raccontarci in che modo lei vive il rapporto tra uomo e natura nei suoi progetti?

Trovo che la parola natura sia ormai inutilizzabile, talmente è inquinato il suo significato. Ho iniziato a progettare con le piante molti anni fa, portando le piante vive all’interno dell’exhibit design e del design degli oggetti, ora mi sto occupando di diffondere una certa visione del nostro rapporto con il mondo.

Quale consiglio si sente di dare alle nuove generazioni di giovani designer che si stanno affacciando sul mondo del lavoro?

Primo, come diceva Castiglioni: Se non sei curioso, lascia perdere. Secondo: Il lavoro non va cercato, va inventato. Terzo: La tecnologia è roba vecchia, guardati le mani.

Matteo Facello