“Ci troviamo nel secolo che sta lentamente abbandonando l’illustrazione a favore dello scatto fotografico.“
Il 12 marzo 2023 presso Palazzo Grassi, a Venezia, si è inaugurata la mostra “Chronorama” sulla fotografia del XX secolo. In questa occasione abbiamo deciso di recarci direttamente sul luogo per viverla appieno e soprattutto in prima persona.Accompagnati da una limpida giornata di sole, ci siamo addentrati negli innumerevoli vicoli dell’isola fino ad attraversare il Canal Grande e giungere finalmente a Palazzo Grassi, dove si tiene fino a gennaio 2024 la mostra. Già dall’esterno l’edificio si stagliava elegantemente di fronte a noi, ma non appena varcata la soglia d’ingresso ci siamo ritrovati davanti ad un incrocio di teli colorati, pendenti dal soffitto, che hanno fin da subito attirato la nostra attenzione. Niente però in confronto a quello che doveva ancora arrivare!La visita iniziava infatti con un’imponente scalinata e decorazioni alle pareti a dir poco mozzafiato. Allo stesso modo siamo rimasti colpiti dai soffitti delle varie sale espositive, i quali ci sono apparsi in perfetto stato e come ottimi elementi di equilibrio tra i muri bianchi, che ospitavano le opere, e la caratterizzante struttura dell’edificio.Ma veniamo ora alla mostra… essa si sviluppa in ordine cronologico per un totale di 407 opere, datate tra il 1910 e 1979, catturate dall’obbiettivo di oltre 185 fotografi e artisti come Adolf de Meyer, Margaret Bourke-White, Edward Steichen, George Hoyningen-Huene, Horst P. Horst, Lee Miller, Diane Arbus, Irving Penn, Cecil Beaton, Helmut Newton, ecc.Ci troviamo nel secolo che sta lentamente abbandonando l’illustrazione a favore dello scatto fotografico. L’essenza di un momento viene racchiusa in una pellicola, ed essa può così permanere a tempo indeterminato. Vediamo nature morte, scatti iconici, scatti documentaristici, foto di architettura, moda, volti, corpi, uomini, donne, dettagli che solo un occhio attento può cogliere e un cuore aperto può leggere. Vere e proprie narrazioni che non necessitano di parole.
Si tratta di un linguaggio totalmente a sé e che, come ogni lingua, ha un suo funzionamento, un suo senso di lettura, un suo messaggio da comunicare. Dall’altra parte si spera sempre che ci sia qualcuno in grado di ascoltare, ma soprattutto di comprendere.
Quella della fotografia è tutta una storia a parte, o meglio, uno strumento fondamentale a corredo della storia scritta. Abbiamo avuto così la fortuna di ritrovarci davanti frammenti di un tempo passato, che solitamente si trovano invece rinchiusi negli archivi di Condé Nast, uno dei più grandi gruppi editoriali internazionali, al cui interno troviamo iconiche testate giornalistiche come “Vogue”, “Vanity Fair”, “House & Garden”, “Mademoiselle” e “The New Yorker”.
Tornando all’organizzazione della mostra, essa si è svolta di decennio in decennio, dandoci la possibilità di contestualizzare ciò che stavamo vedendo e lasciandoci nello stesso istante tutto il tempo di cui avevamo bisogno per immergerci nell’immagine e fare a nostra volta qualche scatto.La parte più bella di questa esperienza è stata quella di giocare con l’ambiente e le opere esposte al suo interno, nel pieno del rispetto e dell’educazione, scattando qualche foto interessante e coinvolgente nel tentativo di portarvi insieme a noi in questo luogo evocativo.La nostra visita si è conclusa con un meraviglioso sole al tramonto che diffondeva rossi bagliori sulle facciate degli edifici, e con le acque sbrilluccicanti di Venezia che ci hanno accompagnato fino alla stazione dei treni per far ritorno verso casa.A tutti coloro a cui la fotografia scatena anche solo un minimo di curiosità, consiglio vivamente questa mostra e magari di riservarvi un momento di contemplazione davanti, anche solo, ad alcune delle opere che fino a gennaio 2024 “Palazzo Grassi” presenterà.
Giulia Poggioli