“Una mostra che trascende dalla mera opera d’arte e si eleva ad esperimento collettivo in un’architettura
che diventa mezzo capace di mettere in stretto rapporto visitatore e natura circostante.”
Arte e natura sono da sempre due realtà connesse e inscindibili, due mondi in stretto contatto tra loro che nel corso dei secoli si sono influenzati a vicenda tanto che è lecito chiedersi se esista un vero confine tra di essi. Spesso nella natura ritroviamo quelle geometrie che tanto ispirarono gli scultori e gli architetti classicisti, e l’impeto di una tempesta o l’immensità di un paesaggio montano mosse il pennello dei primi pittori romantici, ma come può un artista di oggi raccontare la natura?
Life, la nuova mostra realizzata dall’artista danese Olafur Eliasson, prova a risponderci: l’installazione ospitata all’interno della Fondazione Beyeler (Rihen, Basilea), uno dei principali musei svizzeri, si presenta come un paesaggio natural-culturale dove attraverso gli odori delle piante e dell’acqua, i rumori dell’ambiente circostante, l’umidità dell’aria, i visitatori sono sempre invitati ad usare più della sola visione per esplorare l’opera d’arte, definendo una piena consapevolezza all’interno del paesaggio. Durante l’intera durata della mostra, che si basa su una nuova considerazione della vita osservata non da un punto di vista antropocentrico, ma su una prospettiva più ampia e biocentrica, e che fa riferimento a studi di importanti antropologi quali Natasha Myers e Timothy Chox, i visitatori sono guidati lungo un percorso fatto da passerelle sospese su uno specchio d’acqua, costellato da piante, ninfee, conchiglie e felci accuratamente selezionate dall’architetto paesaggista Gunther Vogt. In questo senso Life può dare l’impressione che la natura abbia preso possesso della Fondazione Beyeler e allo stesso tempo presenta un’esperienza ben
Lo stesso Olafur Eliasson spiega “Quando Sam Keller, direttore della fondazione, ed io abbiamo discusso per la prima volta della mostra abbiamo pensato: perché non invitare tutti allo spettacolo? Invitiamo le piante del pianeta e le varie specie. Oltre ad aprire una porta, ho deciso di rimuovere la struttura in quei confini che tengono l’esterno fuori dall’istituzione e sono grato alla Fondazione Beyeler e all’architetto Renzo Piano, che ha costruito il museo, per la fiducia nel farmi rinnovare con cura e attenzione la facciata in vetro dell’edificio”. Un’esperienza assolutamente personale ed introspettiva in grado di stimolare fortemente la percezione di ognuno tanto che “ho scelto di non offrire un testo didattico o esplicativo per accompagnare l’opera d’arte, in quanto potrebbe plasmare i visitatori. E’ importante per me non condividere una prospettiva sulla vita: alcuni dei miei pensieri sulla realizzazione dell’opera d’arte e sulla vita così come le mie fonti di ispirazione per il lavoro si possono ritrovare qui. Allo stesso tempo, accolgo con favore ciò che i visitatori portano all’opera d’arte, le loro aspettative, memorie ed emozioni.” – Olafur Eliasson. Una mostra che trascende dalla mera opera d’arte e si eleva ad esperimento collettivo in un’architettura che diventa mezzo capace di mettere in stretto rapporto visitatore e natura circostante, un intervento che sfida le nostre stesse convenzionali definizioni di arte, natura e vita, destinate a dissolversi oltre i propri confini.
Matteo Stocchi