Marco Lavit
“Design significa innanzitutto “buona progettazione” e, questa, è sempre figlia di creatività e idee.“
Vi siete mai soffermati a pensare al significato dell’espressione “casa di design”? Negli ultimi anni la parola stessa “design” è diventata estremamente inflazionata e, spesso, utilizzata fuori contesto. Uno strascico che questo esagerato utilizzo si porta alle spalle lo vediamo nell’errata frequente associazione tra questa parola e l’esclusivo concetto di “lusso contemporaneo”. Niente di più sbagliato. Design significa innanzitutto “buona progettazione” e, questa, è sempre figlia di creatività e idee. Sono queste che prima di tutto fanno sì che la disciplina del design esista e viva, capacità derivanti dall’emisfero destro del cervello di ognuno di noi, sede dell’ardore della fantasia e dell’immaginativa che permettono ad ogni progettista di creare e ideare utilizzando il pensiero laterale, in modo unico. Il continuo generalizzare definendo “di design” qualsiasi oggetto o ambiente che in qualche modo sia in linea con la contemporaneità o la moda è quindi sbagliato.Uno dei compiti del designer è quello di pensare alla moda, ma cercando sempre di innovarla, personalizzarla o inventarne una nuova.
In questo articolo abbiamo raccolto l’interior design scelto per le proprie abitazioni da alcuni giovani designer, professionisti chiamati proprio a questo compito. Gli ambienti domestici, si sa, sono da sempre luoghi intimi e personali che comunicano e riflettono tantissimo la personalità di chi li vive e forniscono anche molte informazioni sul modo di vivere e pensare il design del proprietario, aspetto fondamentale per la nostra analisi. Case progettate secondo gli stilemi e i dettami provenienti dall’estro di ogni designer, uniche, ricche di personalità, scelte accurate e, in molti casi, sapiente riciclo creativo, case di design.
Marco Lavit
“La mia è una casa-studio, un vero atelier o una casa-bottega come diremmo in Italia. Abito a Parigi, nel quartiere del Palais Royal, in una vecchia galleria antiquaria riadattata a studio, atelier e abitazione. Il piano terra, che affaccia sulla strada e sulla corte genera quasi un sentimento di casa più che di appartamento. Durante la giornata entro ed esco direttamente con la bici essendo al piano terra e la sera sistemo spesso sull’ampio marciapiede poltroncine e tavolini per un un aperitivo o una cena informale all’aperto. Succede spesso di ricevere visite improvvisate di amici o curiosi che capitano davanti alla porta e suonano per vedere se c’è qualcuno ad accoglierli. La bicicletta è qualcosa che non potrebbe mai mancare in casa mia, offre quel senso di libertà costante, di poter prendere e pedalare via. Adoro tutto ciò che ha una seconda vita, oggetti d’arredamento che si portano dietro una storia da raccontare. Amo il mare e le culture etniche con i loro oggetti semplici e spontanei. In casa ho molti arredi che richiamano questi due universi. Il mio angolo preferito in casa è l’amaca nel salone, è una sorta di microcosmo in cui ci si isola facilmente per liberare i pensieri. É il mio pensatoio e luogo di siesta. Il rapporto tra lo spazio interno e quello esterno è decisamente importante. La casa ha due ingressi; uno su strada ed uno piú discreto dal cortile del palazzo di metà ‘600. Un cortile interno, leggermente decadente, dove il glicine prende il sopravvento su alcune parti della facciata crea un luogo di calma rispetto alla vivacità del quartiere. La mia stanza da letto, al piano superiore, si affaccia proprio sul patio che essendo esposto ad Est, si riempie della luce più bella del mattino. La zona giorno e atelier, rivolta invece su strada, è animata dalla vita stessa del quartiere. Lo spazio è camaleontico e grazie a un moucharabieh in lamelle di legno orizzontali, disegnate apposta per la facciata vetrata, la privacy interna può essere gestita completamente, passando dalla configurazione casa a quella di atelier o spazio espositivo come un vero showcase.”
Jonna Breithenuber
“Vivo con il mio compagno in un antico appartamento a Berlino. Abbiamo costruito e restaurato assieme molti complementi d’arredo e ci siamo concessi, di tanto in tanto, all’acquisto di qualche oggetto di design. Nel corridoio abbiamo allestito un piccolo angolo-laboratorio, dove posso costruire dei modellini. Nella nostra cucina abitabile abbiamo rivestito i mobili di Ikea con del legno multistrato e le sedie sono quelle utilizzate dai miei genitori nel loro primo appartamento da studenti. Abbiamo scovato e restaurato le mensole della String e la sedia di legno nell’attico della madre del mio compagno e abbiamo inserito alcuni accessori di design: il ménage della Hay, i taglieri della WYE, i vasi di Motelamiio e il servizio da caffè della Shelton. Nel soggiorno è presente un’antica stufa di legno e sopra il letto, sullo sfondo, è appesa la lampada “Man in the Moon” che ho progettato con Ina Turinsky. Le mensole sono state costruite da noi mentre lo sgabello rosso è della WYE e la piantana è la Midgard, disegnata dal designer Stefan Diez. Il divano è un vecchio modello della GDR che abbiamo scelto per via del meccanismo pieghevole che abbiamo rifoderato e implementato con un nuovo telaio in legno. Nella camera da letto abbiamo diviso la mia area di lavoro con delle tende. In questa stanza troviamo elementi di design come la lampada del designer Konstantin Grcic e la scrivania della Eiermann. Infine questo armadio a vista è stato progettato da noi.”
Nicolò Andrioli
“L’appartamento è stato progettato per essere utilizzato come location per servizi fotografici di prodotti del brand Arancia design e prodotti di furniture design realizzati in officina di produzione, su progettazione dei designer del CentroStileMichelangelo. All’interno dell’immobile, che affaccia su un parco di un asilo, definito dal sottoscrivente – foresta metropolitana – sono presenti arredi dal design minimal abbinati ad arredi d’epoca o vintage. Vi è un bar dell’800 da saloon con sgabelli realizzati in noce realizzati su misura negli anni ’70 del ‘900, che divide la zona salotto da quella pranzo, con un tavolo dal design svedese che ha vinto il premio Red Dot Award e sedie che sono state comprate poiché mi ricordano quelle dei playmobil. Il divano è stato realizzato in sartoria, in pelle bovina, con cuscini in cotone sempre realizzati in sartoria, il tutto accostato ad una poltroncina degli anni ’50 restaurata e rimodernata; le lampade dell’800 ad olio sono state riconvertite a luce elettrica e posizionate su mobili contemporanei. Sono presenti altri arredi decò, liberty e degli anni ’70, sempre mischiati ad arredi contemporanei. In camera da letto è presente una sedia regista di Fendi, utilizzata per shooting fotografici.La casa la vivo come uno showroom, pertanto deve essere sempre in ordine per eventuali servizi fotografici last minute, oppure per ricevere ospiti, tra i quali figli di industriali, architetti, designer, stilisti e personaggi della politica.I colori nel design sono molto importanti, pertanto ho utilizzato un rosso e un giallo uovo in soggiorno e camera da letto, e un ottanio in bagno, in modo tale da dare carattere all’immobile.In soggiorno è stata installata una porta in miniatura, in stile notting hill, proveniente dalla città di Londra, che viene allestita per le festività natalizie.Tutto quello che viene inserito nell’appartamento deve essere di design, dagli arredi, all’oggettistica, agli utensili per la cucina o agli accessori design/moda.Sono presenti opere d’arte tra cui quadri o oggettistica di La Murrina, tra le tante altre cose.”
Giulia Archimede
“Un destino che sembrava scritto, una passione, quella per l’equitazione, che si sarebbe trasformata di certo in una brillante carriera. Poi, come spesso succede nella vita, un giro di carte spariglia la partita, e Giulia Archimede, fiorentina con una passione per la natura, l’arte e l’artigianato – pane quotidiano nella sua città natale – deve prendere una virata. L’interior decor è la chiave giusta per lasciare esprimere la sua inedita visione di creativa: non solo concetto e prodotto, ma un’idea spirituale della quotidianità, della materia, del progetto. Senza retorica e con grande diligenza, dopo viaggi all’estero, studi, esperienze dirette in falegnameria – la materia chiama – Giulia approda, ancora giovanissima, alla sua idea di design, dove confluiscono esperienze ed emozioni inesprimibili se non col gesto creativo, in una sinergia di materia e pensiero, dove il pensiero è fonte di vibrazioni positive, alte. E non potrebbe essere altrimenti: per Giulia, quando a concepire un pensiero è una mente quieta, sarà il pensiero stesso a influenzare lo spazio circostante con immagini di serenità. Che a sua volta apporterà pace alla mente. Un circolo virtuoso in cui Giulia, una delle pochissime young designer della sua generazione ad aver abbracciato questa filosofia spirituale nella progettazione di complementi d’arredo – è del tutto a suo agio. Da questo principio nascono le sue creazioni – non a caso di luce – sculture contemporanee che riconducono alla natura, agli astri, alla forma originaria. Oggetti del quotidiano che portano con sé i segni della loro storia antichissima, che vengono inseriti nel suo appartamento nella città di Firenze, patria toscana. L’immobile coniuga storicità toscana con prodotti artigianali realizzati dalla designer.”
Giorgia Fenati
”Una casa di design non deve nascere per forza da una “casa”, è possibile creare un’abitazione dal sapore rustico e avvolgente anche da un ex fienile.Come in tutte le ristrutturazioni di edifici agricoli di inizio ‘900 per cambiarne destinazione d’uso sono stati realizzati molti interventi strutturali insieme al ripristino di alcune zone, come la stuccatura delle pareti faccia vista (al tempo della costruzione si utilizzava della semplice terra perché poco costosa) e l’intonacatura a base di malta fibro-rinforzata delle pignatte per aumentarne la stabilità e migliorarne l’aspetto.Sono state mantenute le ampie porte finestre con arco tutto sesto, rievocato in moltissime realizzazioni architettoniche di attualità, qui un tempo utilizzate per scaricare il fieno e il grano.Lo spazio principale è un open space caratterizzato da una doppia altezza, 6 metri per la zona giorno comprensiva di cucina, tavolo da pranzo e living diviso dalla zona notte soppalcata.Sono stati utilizzati moltissimi materiali di recupero, dai pallets per realizzare il divano ai tubi idraulici in ghisa per il parapetto del soppalco e il corrimano, fino alla bobina di cavo elettrico come tavolino. Il tavolo della cucina e le scale sono in legno massello di acero, le lampade sono barattoli per i sottaceti e le lampade/tazzine sotto pensile sono in ceramica artigianale.Lo stile scelto è un mix di industrial, contemporaneo ed etnico, intervallato da colori forti come il rosso granata e il giallo primario.Una casa a misura di gatto, dove gli elementi portanti come la trave che attraversa la casa, diventa un luogo perfetto per rilassarsi e controllare dall’alto i bipedi che vi abitano!”
Niccolò Fustini
Jonna Breithenhuber
Nicolò Andrioli
Giorgia Fenati
Giulia Archimede